"Mio marito sta morendo di Alzheimer ed io trasferita da Napoli a lavorare a Firenze"

"Mio marito sta morendo di Alzheimer ed io trasferita da Napoli a lavorare a Firenze"

di Marisa La Penna
«Mio marito respira. E' tutto quello che può fare: l'Alzheimer lo ha divorato del tutto ed io per lavorare, per mandare avanti la famiglia, con i miei due figli, devo lasciarlo solo in un letto e andare a Firenze per un incarico di un anno da insegnante elementare». E' disperata Rosetta Pennacchio, 48 anni, di Giugliano sposata da venti e il cui marito, oggi cinquantanovenne, è in fase terminale, dopo dieci anni dall'insorgenza di una forma aggressiva di alzheimer.

Rosetta Pennacchio racconta: «Per tre anni, dal 2008  ho insegnato a Novara, ma a quei tempi, mio marito, nonostante la malattia, poteva seguirmi in un'altra città. Poi ho avuto un altro incarico a Firenze di un anno. Ed anche nella città toscana ho potuto portare mio marito con me, nonostante il male già cominciasse a renderle inabile quasi del tutto. Lo scorso anno è stata accolta una mia domanda per insegnare al V Circolo di Giugliano, vale a dire nel comune dove ho residenza. Questo mi permetteva di assistere anche mio marito. Quest'anno però sono dovuta rientrare a Firenze, dove sono di ruolo dal primo settembre 2015. La cosa che trovo veramente ingiusta, crudele, è che c'è una categoria che io definisco "protetta" che consete, attraverso la legge 100, di poter godere di un trasferimento nel proprio comune a quegli insegnanti che hanno un coniuge con incarico di funzionario pubblico o rapprsentante delle forze dell'ordine. E' incredibile che non si pensi a tutelare chi, invece, come me, deve assistere una persona totalmente inabile».

La Pennacchio ha scritto a tutti per ottenere di poter lavorare («Perchè senza il mio stipendio non possiamo certo sopravvivere soltanto con l'assegno di invalidità di mio marito») a Giugliano o comunque nella nostra regione. Anche al presidente della Repubblica.

«Domani è la giornata mondiale per l'Alzheimer, questa storia può essere essere embleatica a rappresentare la sofferenza e le ingiustizie subite spesso da chi assiste pazienti con patologie come quelle di cui è vittima mio marito»
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Settembre 2017, 14:56
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