"Ho perso cento chili, mi sento rinata", ma Adele, che pesava 280 chili, ne deve perdere altri cento

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di ​Vincenzo Ammaliato
«Sono ancora a metà del percorso, ma già mi sento rinata; sono tornata dopo tanti anni ad avere delle prospettive di vita che ero convinta aver per sempre. Mi sembra di vivere un sogno, un bellissimo sogno».

A parlare con entusiasmo del suo letto nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno è Adele Pizzi, la donna di Somma Vesuviana che lo scorso 5 giugno aveva rischiato di morire per un avvelenamento di anidrite carbonica, e che a causa del suo peso extra, di circa duecentottanta chili, non riusciva a trovare alcun centro sanitario che potesse ospitarla e soprattutto curarla.


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Chiamato il 118, l’ambulanza, con l’aiuto dei vigili del fuoco, quella tragica sera della crisi la trasportò al pronto soccorso di Nola, e qui rimase sette giorni, seppure appena varcato l’ingresso andò in coma. Peraltro, a causa della sua mole, i sanitari non riuscirono a condurla neanche in terapia intensiva, perché le strutture dell’ospedale di Nola sono inadeguate per pazienti over size. «I sette giorni all’ospedale di Nola sono stati un incubo – ricorda Adele con sgomento – sia i due in stato di coma, sia i cinque successivi. Trascorsi tutto il tempo sempre nella stessa stanzetta del pronto soccorso, insieme a pazienti che arrivavano e andavano via costantemente in ogni condizione di salute». I due figli, ovviamente preoccupati per il prolungarsi della degenza al pronto soccorso, contattarono Il Mattino e dopo l’appello dalle pagine internet del quotidiano l’associazione Ons si mise ni contatto con loro e fece da tramite con l’Obesity Center della clinica Pineta Grande, centro specializzato nella cura di grandi obesi. Qui, purtroppo, a causa dei posti in convenzione col sistema sanitario regionale insufficienti al fabbisogno, c’è una lunga lista d’attesa. Ma il caso della signora Adele meritava una corsia preferenziale. Il suo primario, Cristiano Giardiello, comprese immediatamente l’esigenza, come anche la direzione della struttura sanitaria domiziana e Adele fu accolta nella struttura il giorno dopo. «Dal mio ingresso a Pineta Grande – dice la signora Pizzi – è cambiata la mia vita. Qui tutti, dal primario ai dipendenti osa, mi hanno trattato come persona normale e non come invalida». Dalle parole ai fatti, Adele dal suo arrivo nel presidio sanitario alla foce del fiume Volturno ha già perso circa cento chili. Ovviamene, occorre ancora del percorso affinché possa raggiungere un peso che gli consenta di avere una vita normale. «Ma adesso non ho più timore di sostenere l’intervento bariatrico necessario. Lo avrei dovuto fare già molti anni fa, ma avevo troppo paura dell’operazione. Qui, invece, ho visto coi miei occhi molti pazienti che hanno avuto l’intervento e tre giorni dopo sono tornati a casa tutti con le proprie gambe».

Peraltro, Adele già da qualche giorno si alza autonomamente da letto e compie movimenti senza ausilio di altre persone. «Mi sto riprendendo la mia vita – spiega con le lacrime agli occhi la donna di Somma Vesuviana – non credevo più fosse possibile. Sono certa che quando tornerò a casa, potrò finalmente fare tante cose che immaginavo non più possibili. Magari anche di realizzare il mio sogno: il viaggio di nozze a Vienna che avrei dovuto fare ai venticinque anni di matrimonio, sospeso proprio per la mia condizione fisica. No, i grandi obesi non possono rassegnarsi ad una condizione fisica invalidante. Dobbiamo reagire e riprenderci la nostra vita».

Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Ottobre 2017, 18:59
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