Ilaria Cucchi: "Non mi pento di aver mostrato
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Ilaria Cucchi: "Non mi pento di aver mostrato il volto di quel carabiniere"
«Mi dispiace per i commenti violenti e le minacce, noi non vogliamo vendetta ma giustizia. Lo specificammo sei anni fa, quando scendemmo in strada per chiedere di non aggredire agenti o incendiare cassonetti in nome di Stefano».





Ilaria Cucchi, intervistata dal Corriere della Sera, torna così sul caso della foto di Francesco Tedesco, uno dei carabinieri indagati per lesioni ai danni del fratello. Lei l'aveva trovata sul profilo Facebook del militare e pubblicata sulla propria pagina, e per questo motivo il legale Eugenio Pini ha annunciato una querela.

Il Corsera si chiede se sia giusto "esporre al pubblico ludibrio un uomo indagato e non ancora giudicato", Ilaria Cucchi risponde così: «Ci sono le intercettazioni, per me sono prove schiaccianti. Gli indagati parlano tra di loro pensando a come ottenere la sospensione della pena, usano quattro o cinque cellulari come i banditi, uno insulta l'ex moglie che gli ricorda di aver raccontato del pestaggio, e in tutti questi anni hanno taciuto e mentito, facendo processare persone che poi sono risultate innocenti».

La sorella di Stefano Cucchi, poi, non vuole sentire di "gogna verso il carabiniere indagato": «La vera gogna l’ha subita mio fratello, dopo essere stato ucciso. Io non ho mai detto che Stefano non aveva colpe, ma doveva essere giudicato ed eventualmente condannato, non pestato e lasciato morire. Scrivendo il messaggio non ho pensato al rischio di fomentare la violenza; volevo solo che l’immagine muscolosa e sorridente di quel carabiniere fosse messa a confronto con quella di Stefano. Era una foto già pubblica, lui l’aveva messa su Facebook e l’ha tolta solo l’altro ieri, non quando s’è saputo che è inquisito per il pestaggio. Il mio è stato uno sfogo contro chi non s’è limitato a picchiare, ma se n’è pure vantato».

Nessun passo indietro, senza paura. Anche se è scattata la querela: «Io non porto divise e mi assumo le mie responsabilità. Ma basta con le ipocrisie, sono stanca: hanno massacrato un ragazzo, poi hanno nascosto le prove arrivando a sbianchettare un registro ufficiale, hanno taciuto e mentito. E adesso querelano? Si vede che non hanno altra strada. Piuttosto mi chiedo come sia possibile che questi carabinieri, tra cui quello che medita di rapinare gli orafi se lo cacciano, siano ancora in servizio; che girino armati con le pistole di ordinanza. Non mi pento di nulla, poi se ho sbagliato si vedrà. Non ho paura, a differenza di altri».
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Gennaio 2016, 14:04
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