Nadia, sopravvissuta agli stupri da parte
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Nadia, sopravvissuta agli stupri da parte dell'Isis: "Mi costringevano a pregare Allah"

di Ida Artiaco
IL CAIRO - ​La forzavano a pregare Allah prima di violentarla. Diventata una schiava del sesso, ha dovuto subire violenze e torture continue.
Ma è sopravvissuta alla prigionia dei combattenti dell’Isis ed ora è pronta a raccontare al mondo la sua esperienza per far conoscere i crimini senza fine di cui sono vittime le donne in Siria e in Iraq. Nadia Murad, 21 anni, è originaria della città di Sinjar, popolata per la maggior parte da comunità di yazidi. Qui i jihadisti dello Stato Islamico sono soliti rapire le ragazze dalle loro case e assoggettarle ai propri voleri.



Intervenuta all’Università del Cairo, in Egitto, ha ripercorso la sua storia davanti alla folta platea di studenti che si sono riuniti per ascoltarla. Nei giorni scorsi aveva già parlato della sua condizione davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma il messaggio che vuole lanciare è diretto soprattutto al mondo arabo. “Quando gli uomini di Daesh sono entrati nel mio villaggio, hanno ucciso bambini, uomini anziani e più giovani – ha cominciato Nadia -. Il giorno dopo è toccato alle donne adulte lo stesso destino, mentre noi più piccole siamo state trasferite a Mosul e distribuite a diversi padroni come se fossimo schiave”.

Questo è successo lo scorso agosto. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Il suo aguzzino, che lei ha definito come una delle persone peggiori che abbia mai incontrato nella sua vita, costringeva lei e le altre ragazze prigioniere a pregare insieme a lui prima di violentarle con i suoi compagni. “Noi per loro eravamo degli animali. Abusavano di noi in gruppo, facendo cose che non possono neanche essere immaginate. Le cosiddette corti della Sharia avevano i nostri nomi e i numeri di telefono dei nostri padroni. Quando volevano, a loro piacimento, ci chiamavano per vederci o per comprarci”.

Nadia Murad è però riuscita a fuggire e a iniziare una nuova vita, a differenza di tante altre coetanee che invece hanno perso la vita o sono ancora in stato di schiavitù. “La cosa peggiore – ha sottolineato – è che tutti questi crimini vengono commessi in nome dell’Islam. Per questo chiedo con forza che tutto il mondo musulmano si unisca per combattere il Califfato e difendere il nostro credo. Nessuna religione può accettare che le donne vengano rese schiave e i bambini uccisi o stuprati”. Nella sola estate del 2014 i jihadisti hanno catturato circa cinquemila uomini e donne. Solo duemila di questi sono riusciti a scappare, mentre il resto rimane ostaggio del gruppo terroristico.
Ultimo aggiornamento: Sabato 2 Gennaio 2016, 08:56
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