Viterbo, l’estorsione dietro l’accoltellamento
Doppia condanna, da uno a tre anni

L’estorsione dietro l’accoltellamento Doppia condanna, da uno a tre anni

di Silvana Cortignani
Tremila euro per un "passaggio" dal Marocco all'Italia. Sarebbe questo il movente del litigio tra immigrati nordafricani finito nel sangue alla catena di macellazione della Ilco di Acquapendente, alla vigilia di Natale del 2006.

A distanza di sette anni, il processo per l'accoltellamento di un giovane marocchino si è chiuso ieri con due condanne (a 3 anni e a un anno e 2 mesi) e tre assoluzioni. Alla sbarra, per lesioni gravi e tentata estorsione, cinque connazionali del ferito, zio e nipoti tra loro. Tutti il 21 dicembre 2006, ultimo giorno lavorativo prima delle feste, al culmine di un violento alterco, aggredirono due connazionali, uno dei quali finito accoltellato. La vittima, secondo l'accusa, sarebbe stata punita per essersi rifiutato di saldare un debito di 3mila euro al più anziano del gruppo. Una somma non dovuta, che lo "zio" avrebbe preteso da lui per averlo fatto venire in Italia un anno prima, e per avergli procurato un posto di lavoro alla catena di macellazione della Ilco. Un vero e proprio tentativo di estorsione, secondo la pm Chiara Capezzuto, che ha chiesto pene da 2 a 4 anni per tutti; ottenendo poi la condanna a 3 anni dello zio per l'accoltellamento e la tentata estorsione, e a un anno e due mesi per le lesioni di uno dei nipoti.

Tutt'altro il movente della lite per le difese, ovvero la richiesta da parte della vittima di svolgere il proprio turno di lavoro alla postazione meno faticosa della catena, a causa dello stress del periodo prenatalizio. I legali hanno inoltre evidenziato le difficoltà a ricostruire con esattezza il succedersi degli eventi che hanno portato al ferimento: «In quel reparto erano tutti coperti del sangue degli animali e avevano in mano un coltello per la macellazione degli ovini».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Ottobre 2014, 09:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA