«Tregua subito» Si muove la diplomazia Una missione italiana

«Tregua subito» Si muove la diplomazia Una missione italiana
ROMA - Tregua subito tra Israele e Gaza. La chiede l'Italia, la vuole l'Europa, si muovono cautamente gli Stati Uniti. E per il Medio Oriente la prima cosa da fare è «fermare gli estremisti», avverte Matteo Renzi che ricorda la necessità di «garantire il diritto alla sicurezza di Israele e il diritto alla patria del popolo palestinese».
La diplomazia - che ha fatto finora molta fatica a prendere le misure della strage che si sta consumando nella Striscia e di una crisi che sta per dare il colpo di grazia definitivo a qualsiasi ipotesi di negoziato futuro tra israeliani e palestinesi - inizia a dare segni di vita. E il premier, presidente di turno del semestre Ue, vuole che l'Europa prenda l'iniziativa. «L'Italia ha chiesto e ottenuto che mercoledì l'ordine del giorno del Consiglio europeo sia incentrato su questi temi - ha sottolineato Renzi - il ministro Mogherini è in partenza per il Medio Oriente. Per chi come noi ama quei popoli il dolore non può che trasformarsi in azione per garantire il diritto di Israele a esistere e il diritto alla patria del popolo palestinese». «Il conflitto israelo-palestinese ha già devastato troppe generazioni. Serve una tregua immediata», ha affermato da parte sua Mogherini che sarà dal 14 al 17 luglio in Israele e Palestina e dal 18 al 19 luglio in Egitto per incontrare, tra gli altri, il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen.
L'agenda, fitta, non è nota nei dettagli, ma il senso della visita del ministro è netto: «È venuto il momento che la comunità internazionale trovi la compattezza e il coraggio per mettere fine a una delle guerre più lunghe della storia contemporanea», ha detto la titolare della Farnesina ammonendo, tra le righe, che è ora di muoversi seriamente. Difficile "convincere" Netanyahu, determinato a continuare a «operare con forza in modo da riportare la quiete». Abu Mazen, impotente nei confronti di Hamas come di Israele, sembra limitarsi a chiedere la protezione dell'Onu. Tuttavia il capo della diplomazia italiana, proverà a mettere tra le bombe e i razzi la voce di un'Europa che tradizionalmente non brilla per iniziativa ma alla quale non conviene l'ennesima guerra alle porte di casa. La preparazione della missione è accurata.
Mogherini in queste ore ha sentito i colleghi francese, Laurent Fabius, britannico, William Hague e tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che anch'egli, domani, arriverà nella regione e si spingerà in Giordania, altra sponda regionale di peso da non trascurare. Da Vienna, dove Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti si sono confrontati sul conflitto, Fabius ha scandito: «A Gaza come in Israele la priorità assoluta è il cessate il fuoco». E a rafforzare la posizione francese anche il presidente Francois Hollande che ha chiesto un cessate il fuoco «il più rapidamente possibile». Steinmeier ha ricordato che «questa evoluzione tragica» non ci «può lasciare indifferenti, non solo a causa dell'inquietudine per la sicurezza di Israele ma anche perché le possibili conseguenze di una escalation supplementare sono imprevedibili».
Il segretario di Stato americano John Kerry ha sentito al telefono Netanyahu e ha espresso la preoccupazione degli Stati Uniti «per l'aumento delle tensioni sul campo» sottolineando che gli «Usa sono pronti a facilitare una cessazione delle ostilità, compreso un ritorno all'accordo di cessate il fuoco del 2012». L'altro ieri il Consiglio di Sicurezza dell'Onu aveva lanciato un generico e un po' stentato «appello per la de-escalation» e per il «ripristino della calma». Da oggi l'Europa potrebbe avere una buona occasione.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Luglio 2014, 04:35