Fa prostituire un minore, secondino condannato

I giudici non si erano accontentati delle ammissioni della parte offesa raccolte in sede di incidente probatorio. A conclusione dell'istruttoria dibattimentale avevano voluto convocare in aula la vittima. Quello del 10 dicembre scorso era stato un lungo interrogatorio a porte chiuse. Evidentemente il collegio presieduto da Nicoletta De Nardus ha ritenuto credibile il racconto del ragazzo mestrino, all'epoca diciassettenne, che sosteneva di essere stato sfruttato da un agente penitenziario nell'attività di prostituzione omosessuale. Quattro anni di reclusione e undicimila euro di multa. Questa la condanna inflitta a Davide Gasperini, trentacinquenne agente penitenziario all'epoca dei fatti in servizio al Due Palazzi. Il Tribunale lo ha inoltre interdetto dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Non solo. Gli ha vietato in perpetuo la frequentazione di istituti, luoghi e attività in cui sia prevista la partecipazione di minorenni. Gasperini dovrà inoltre risarcire la vittima, costituita parte civile, con diecimila euro. La difesa dell'imputato, affidata all'avvocato Annamaria Beltrame, ha già preannunciato ricorso in appello. L'agente penitenziario era accusato di aver accompagnato il diciassettenne mestrino sul marciapiede e di essersi fatto consegnare la somma di trenta euro, frutto della prestazione sessuale con un cliente occasionale, abusando della sua qualifica di appartenente a un corpo di polizia. Quello contestato era un unico episodio, risalente al 1 ottobre 2007. Il pubblico ministero Vartan Giacomelli ne aveva sollecitato la condanna a nove anni di reclusione e trentamila euro di multa. Dal canto suo Gasperini, che non era presente in aula alla lettura del verdetto, ha continuato a professarsi innocente. Diceva di essersi ritrovato nei guai soltanto per aver dato una mano ad un minorenne tossicodipendente, abituato a prostituirsi per strada in cambio dei soldi per la droga. Il difensore della guardia penitenziaria aveva concentrato la sua arringa sulle contraddizioni e sulle incongruenze rilevate nella deposizione della parte offesa. Non sarebbero state rilevate tracce di condotte intimidatorie nè di sopraffazione. La presunta vittima non si sarebbe mai sottratta ai contatti telefonici con Gasperini. Quella sera lo avrebbe incontrato e sarebbe salito sulla sua auto. Con tutta probabilità, nel corso della lunga deposizione a porte chiuse, il ragazzo ha chiarito alcuni aspetti della controversa vicenda. Tra le due versioni completamente divergenti, i giudici hanno ritenuto credibile quella proposta dalla parte offesa.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Febbraio 2014, 05:05