Innovazione a tutto campo il credo delle imprese che puntano sull'export

I dati che provengono dall'economia non sono confortanti. Il più recente, quello Istat sull'export, indica una certa sofferenza anche in un settore che ci ha permesso, in questa lunga crisi, di far galleggiare la nostra economia. Sono soprattutto le esportazioni extra Ue che dimostrano qualche affanno, specie nel settore della meccanica e delle macchine in specie. La frenata deriva in primis dalla Cina tanto per le vendite dirette quanto per quelle verso i nostri principali partner europei, Germania e Polonia, che hanno lamentato il rallentamento e a cascata hanno frenato gli ordinativi. Ha concorso poi la Russia con la guerra, la perdita di potere d'acquisto del rublo e le sanzioni dell'Europa nei suoi confronti. Un clima che indubbiamente frena gli investimenti specie per le grandi società legate in qualche modo allo Stato.
Non dimentichiamo poi il contesto mondiale con tanti teatri di guerra e conflitti che non aiutano certo i commerci. Consideriamo, infine, la forza dell'euro che, pur toccando in questi tempi i minimi per cause contingenti, costituisce comunque una certa penalizzazione per il nostro export nei mercati extra europei. Nonostante queste difficoltà l'export continua però ad esser un punto di forza della nostra economia. Auguriamoci che le nubi all'orizzonte si dissolvano al più presto. La forte preoccupazione riguarda, invece, il mercato interno dove i consumi e gli investimenti non decollano. Contiamo che lo “Sblocca Italia” consenta di riaprire cantieri finora bloccati da un groviglio di norme. Siamo sommersi dagli annunci del Governo e dai continui incoraggiamenti del premier che ci promettono, una volta realizzate le riforme, di diventare il paese con maggiori chance in Europa. Intanto, bisogna portare avanti i tanti fronti aperti, superando le resistenze dei politici, della burocrazia e delle corporazioni. Auguriamoci pure che l'Europa non sia di intralcio e che possa ridurre il peso dei vincoli che ci condizionano.
Frattanto si prevede che il Pil quest'anno non potrà raggiungere il livello previsto dello 0,8%, contenuto nel Def, tanto che le tracce della ripresa ancora non si vedono. Per fortuna il clima generale del Paese sembra ancora tenere, tra speranza e rassegnazione. La disoccupazione non diminuisce e, specie al Sud, assistiamo a continue chiusure di aziende. Scenario economico sconfortante, ma se osserviamo cosa sta succedendo nel mondo delle imprese, di quelle vitali, di quelle che esportano, di quelle che pur tra difficoltà stanno nascendo, cambiamo idea, sorge in noi qualche motivo di conforto. La constatazione è che vi sono ancora forze attive che fanno ben sperare per il futuro. Il credo di tutte le imprese è ora l'innovazione a tutto campo. Innanzitutto nel prodotto o servizio offerto al mercato, ricorrendo molto alla tecnologia. Si mettono in essere legami con università e centri di ricerca. Fondamentali in ogni caso sono le persone che vi lavorano, l'ambiente organizzativo nel quale operano. Molte imprese hanno assunto ingegneri dottori di ricerca, molte hanno aperto le porte a stagisti, mettendoli in condizioni di operare. In queste imprese vi è fermento, voglia di giocarsi il proprio futuro. Specie i giovani che richiedono partecipazione nella gestione, rifuggendo dai rigidi schemi che risentono troppo di burocrazia.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 1 Agosto 2014, 04:49