Migranti, il no di Veneto e Liguria. Alfano: «Smantellare i campi rom»

Migranti, il no di Veneto e Liguria. Alfano: «Smantellare i campi rom»

di Claudia Guasco

«Occorre smantellare i campi Rom», è il primo tweet del ministro dell'Interno Angelino Alfano lanciato durante il vertice. Poi, in serata, arriva quello finale: «Il Paese è più unito di quanto sembri. Si va avanti su equa distribuzione». Una «battaglia giusta», come la definisce il ministro, già sostenuta in sede europea e ora davanti ai sindaci e ai governatori riuniti al Viminale per un incontro sull'emergenza profughi. Molti Comuni sono al collasso, alcune Regioni fanno la loro parte e altre si chiamano fuori. «Così noi restiamo con il cerino in mano», chiude il cerchio il delegato Anci all'immigrazione Matteo Biffoni.

LA SPACCATURA
Che sintetizza con efficacia l'esito dell'incontro: «Non mancano le idee, mancano i soldi». A cominciare dalla risistemazione dei campi Rom per i quali, precisa il presidente dell'Anci Piero Fassino, «nessuno ha in mente le ruspe di Salvini», semmai un piano di unità abitative. E il governo «creerà un fondo apposito sulla base del quale Comuni e Prefetture faranno gli interventi». Alcuni sindaci però prendono le distanze, spiegano che si sono gettate le basi e ora bisognerà reperire le risorse. Come per il documento prodotto in merito all'emergenza migranti: un hub - centro di prima accoglienza - in ogni Regione, deroghe al patto di stabilità per i Comuni che aprono le porte ai profughi, rafforzamento dello Sprar (il Sistema di accoglienza per richiedenti asilo), accelerazione delle procedure di valutazione di asilo, riequilibrio delle presenze degli stranieri ospitati su tutto il territorio nazionale. I migranti in Italia sono a oggi 78.394, dal 31 dicembre di un anno fa ne sono sbarcati 170.000.
Oltre 19.000 si trovano in strutture gestite dallo Sprar, nei Cara, i Centri di accoglienza per i richiedenti asilo, sono circa 10.000 (di cui quasi 5.000 in Sicilia), nelle strutture temporanee 48.000 circa. E proprio su questo punto c'è stata una spaccatura: i governatori di Veneto, Liguria e Lombardia (assente Roberto Maroni, ma sulla medesima posizione) si oppongono all'arrivo di altri immigrati nelle loro regioni, il Viminale ribadisce che il piano di redistribuzione proseguirà comunque. E nei prossimi giorni si affronterà di nuovo la questione con il premier Matteo Renzi, prima del summit europeo del 25 e 26 giugno. Il confronto si gioca tutto sui numeri: il Lazio ha accolto oltre 3.000 persone in più rispetto ai numeri assegnati, sulla carta dovevano essere 5.050 e nella realtà sono 8.472. Tra le regioni che restano al di sotto delle quote ci sono la Lombardia, alla quale sono stati assegnati 8.861 migranti e ne ha accolti 6.745, e la Campania (6.276 fissati, 5.460 ospitati). «Abbiamo ribadito che siamo una Regione che ha già dato molto in termini di accoglienza. Abbiamo superato le nostre quote di molto», afferma il vicepresidente del Lazio Massimiliano Smeriglio.

SOTTO LE QUOTE
A fronte di ciò «ci sono Regioni che fanno molte polemiche ma non hanno ancora raggiunto i loro obiettivi, stanno ben al di sotto delle quote assegnate. Per valorizzare la cultura dell'accoglienza c'è bisogno di efficienza e programmazione». Mai più, dice Smeriglio, «vogliamo vedere le scene della stazione Tiburtina in cui trecento persone vengono lasciate all'addiaccio per diversi giorni. E' un problema per loro, ma anche per il decoro della città». I sindaci concordano che, durante l'incontro con Alfano, «si sono fatti passi avanti, pare ci sia la responsabilità di risolvere il problema». Resta però un grosso ostacolo da superare: «La presenza di Regioni che scaricano le responsabilità sui Comuni», fa notare Biffoni. Per il presidente della Conferenza delle Regioni è comunque una buona base da cui partire: «Si è dimostrato che non è vero che il nord è contro il piano del governo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Giugno 2015, 14:57