Wahlberg: «Mettiamo le persone al centro del disastro Deepwater»

Michela Greco
ROMA - «Sono attratto dalle storie vere, dalle vicende di persone normali in circostanze eccezionali». Non a caso Mark Wahlberg (foto), ieri a Roma per presentare Deepwater Inferno sull'oceano di Peter Berg, in sala da giovedì - è stato già protagonista di film come Lone Survivor (dello stesso Berg) e di The Fighter di David O. Russell, tratti da episodi realmente avvenuti. Qui si racconta di uno dei più gravi disastri ambientali causati dall'uomo, ovvero l'esplosione il 20 aprile 2010 della piattaforma trivellatrice Deepwater Horizon, che causò la morte di 11 lavoratori e lo sversamento di 50mila barili di petrolio nel Golfo del Messico. «Possiamo definire questo film un social action spiega l'attore ma il disastro resta sullo sfondo, al centro di tutto ci sono le persone». Soprattutto Mike Williams, il tecnico elettronico a cui Wahlberg presta il volto, l'uomo che abbandonò per l'ultimo la piattaforma e salvò alcuni colleghi: «Mi sono completamente affidato a lui rivela l'attore ci ha dato indicazioni utilissime per trattare una vicenda così delicata. Mi sono guadagnato la sua fiducia quando ha capito che volevamo rendere omaggio a quegli 11 uomini e alle loro famiglie».
Incredibilmente realistico e spettacolare, Deepwater è però un film di grande profondità, che mette in campo non solo la tematica ambientale ma anche e soprattutto quella della responsabilità degli uomini, contrapponendo chi fa il suo lavoro con impegno a chi è orientato solo dal denaro. Wahlberg sarà prossimamente al cinema anche in Patriots Day (di nuovo diretto da Berg), che ricostruisce gli attentati alla maratona di Boston del 2013: «Oggi assistiamo a tremendi atti di terrorismo in tutto il mondo sottolinea l'attore con il film diamo un messaggio di cui c'è bisogno, cioè che l'amore vince su tutto e che bisogna stare uniti nelle difficoltà».

Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Ottobre 2016, 05:00