Valeria Arnaldi
A nove mesi da quando erano stati costretti a lasciarla, i jihadisti

Valeria Arnaldi
A nove mesi da quando erano stati costretti a lasciarla, i jihadisti Isis sono rientrati a Palmira. A dare la conferma è stato Talal Barazi, governatore della provincia di Homs, in cui si trova la città. L'esercito siriano, ha affermato Barazi, «sta impiegando tutti i mezzi per impedire ai terroristi di rimanere a Palmira». Le forze governative avevano riconquistato la città lo scorso marzo, dopo dieci mesi di occupazione da parte dello Stato Islamico, durante i quali il patrimonio archeologico, peraltro riconosciuto patrimonio mondiale dall'Unesco, era stato devastato.
Nella notte tra sabato e domenica, mentre gli occhi e gli sforzi erano concentrati su Aleppo, i miliziani, secondo quanto affermato dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, hanno ripreso la loro avanzata da Nord-Est. In migliaia. Sarebbero più di quattromila, infatti, gli uomini del Califfato impegnati nella rioccupazione della zona. L'esercito siriano, inizialmente, era riuscito a respingerli, nella notte, grazie all'aiuto dei raid russi. I dati di Mosca registrano 64 raid effettuati e 300 miliziani uccisi. L'intervento aereo però non è bastato. I terroristi hanno trasferito uomini da Raqqa e Deir al Zor. Gli scontri sono andati avanti nei quartieri periferici. Poi la notizia: Palmira è stata occupata. Di nuovo. L'esercito siriano ha dovuto ripiegare per «le forze superiori del nemico».
Nella prima occupazione, i jihadisti avevano demolito vari monumenti: l'Arco di Trionfo e i templi di Baal Shamin e di Bel e avevano usato il sito del teatro romano come scenario per le esecuzioni. «La riconquista di Palmira - aveva detto Assad dopo la liberazione della città - dimostra il successo della strategia perseguita dall'esercito siriano e dai suoi alleati». L'Isis ha voluto così ribadire la propria forza.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Dicembre 2016, 05:00