Renzi, Letta in allarme: non farò il notaio

Renzi, Letta in allarme: non farò il notaio

di Marco Conti
E’ un po’ come rimettere il dentifricio nel tubetto, ma noi non disperiamo e cominciamo l’anno con due buone notizie: lo spread intorno ai duecento punti e l’acquisizione di Chrysler da parte di Fiat. Le montagne slovene non sono mai state così vicine a palazzo Chigi come in questo inizio d’anno. Matteo Renzi ieri l’altro aveva avvisato Enrico Letta della lettera inviata a segretari e coordinatori di partito. A tutti, non solo a quelli della maggioranza, come invece continuano a chiedere gli esponenti del Nuovo Centrodestra. Ancora una volta il metodo-Renzi non ha stupito il presidente del Consiglio, anche se non gli piace. Soprattutto per quel «prendere o lasciare» che, per Letta, è sempre un po’ sotteso nei ragionamenti del sindaco di Firenze che proprio nella sua città ha convocato per sabato la riunione della segreteria del Pd. Un modo per prendere le distanze dalla Roma dei palazzi ancora «chiusi per il ponte», ma anche l’intenzione di non dar tregua a coloro che vorrebbero ingabbiarlo in un patto di coalizione e in un rimpasto di governo.



EUROPA

Più che la sostanza delle proposte, Letta contesta il metodo e quel ruolo da semplice ”notaio” che Renzi sembra voler riservare a palazzo Chigi. Anche perché oltre ai temi evocati da Renzi, Letta non si nasconde che il 2014 sarà un anno ancora complicato sul fronte economico e il 29 gennaio dovrà essere a Bruxelles per presentare alla Commissione Europea un pacchetto di riforme economiche e fiscali che consentano all’Italia di affrontare il 2014 senza sforare quel tre per cento che Renzi vorrebbe superare. L’attacco ai parametri di Maastricht, portato ieri da Renzi nell’intervista al Fatto, senza la costruzione di una strategia europea, rischia di essere per Letta una mossa suicida sui mercati. D’altra parte mostrare i muscoli in Europa, avendo una massa enorme di debito pubblico, non ha portato bene neppure a Berlusconi. A caccia di chiarimenti è andato subito il vicepremier Alfano che ha chiamato Letta impegnato con la famiglia sulle nevi slovene. Le rassicurazioni sul percorso di quella che volgarmente viene chiamata ”verifica di maggioranza”, non sono mancate. Compresa la promessa di «allegare» la riforma della legge elettorale al patto di programma che Letta intende licenziare entro il 20 del mese «in modo - spiega il lettiano Francesco Sanna - da far viaggiare parallelamente i due treni. Uno guidato da Letta e l’altro da Renzi». Per evitare che i due capotreni entrino in collisione, da prima di Natale è al lavoro il ministro Franceschini secondo il quale «una legge elettorale a doppio turno può mettere tutti d’accordo». Tranne FI però che dei tre modelli proposte da Renzi scarta proprio quello del ”sindaco d’Italia”.



Al segretario del Pd interessa poco quale modello verrà scelto, ma di certo non vuole lasciare ad Alfano l’iniziativa attraverso la quale possa costruire un meccanismo elettorale in grado di condizionare Forza Italia. Renzi conta molto sulla necessità mostrata dal Ncd di tenere vivo un dialogo con Berlusconi e, al tempo stesso, sulla voglia del Cavaliere di non essere tagliato fuori dalla riscrittura della legge elettorale. In buona sostanza punta a stringere, attraverso Alfano, un’intesa con Berlusconi che rafforzi il bipolarismo e emargini le forze anti-sistema come il M5S.



ACCORDO CON FI

Strategia insidiosa per Alfano - che rischia di dover tornare nelle braccia del Cavaliere - e per Letta. Una strategia resa ancor più complicata dagli altri due temi definiti «irrinunciabili» da Renzi: unioni civili e revisione della Bossi-Fini. Argomenti indigesti per i centristi, al pari del Job-act che il sindaco di Firenze proporrà sabato, durante la riunione della direzione, e che rischia di accendere un duro scontro con la Cgil della Camusso e con la parte la sinistra del Pd. Alla stesura del crono-programma Letta intende dedicare tutta la prossima settimana raccogliendo le proposte dei partiti e stilando una sorta di contratto di coalizione con tanto di date e scadenze. Un patto, frutto della mediazione di palazzo Chigi e non un prendere o lasciare come vorrebbe Renzi.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Gennaio 2014, 08:11