Regeni, sfida all'Egitto sugli F16

Mario Fabbroni
Niente pezzi di ricambio per gli F16 a suo tempo venduti dall'Italia all'Egitto. Il Senato blocca infatti la fornitura degli accessori agli armamenti, con un emendamento che porta il nome di Giulio Regeni, il 28enne ucciso al Cairo in circostanze più che misteriose.
Il governo Renzi ha più volte chiesto alle autorità egiziane la verità sul caso, dopo i numerosi tentativi di depistaggio: così ora è arrivato anche un atto parlamentare che ha il sapore di una ritorsione per il silenzio sul giallo che avvolge la fine del ricercatore friulano. Tuttavia il relatore Gian Carlo Sangalli lo definisce come un segnale del Parlamento sul caso Regeni che «non vuole essere un atto ostile al governo egiziano».
Il dibattito in aula però è stato vivacissimo. Il senatore Gal ed ex ministro della Difesa, Mario Mauro, ha sottolineato che i pezzi di ricambio sarebbero stati in realtà già consegnati all'Egitto. Parole alle quali ha replicato il presidente della commissione Difesa. Nicola Latorre: «Le forniture non sono state consegnate ma i pezzi di ricambio sono imballati nel porto di Taranto. È la prima volta, come Parlamento, che abbiamo la possibilità con un'iniziativa di manifestare il bisogno di accelerare i tempi della verità sul caso Regeni - ha spiegato ancora Latorre -. Ciò che facciamo, è un atto che vuole sollecitare quest'obiettivo senza compromettere alcun tipo di relazione».
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, accusa senza mezzi termini: «L'Italia è uno dei Paesi dell'Unione Europea che ha fornito armi all'Egitto di Al-Sisi, anche durante il periodo dell'assassinio di Regeni». Per il senatore Giovanardi, bloccare i ricambi degli F16 significa «indebolire la lotta al terrorismo».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Giugno 2016, 05:00