Migranti, il piano Libia

Alessandra Severini
Fermare i flussi migratori che attraversano il Mediterraneo. L'Europa intende stringere con la Libia un accordo analogo a quello stipulato con la Turchia che ha messo praticamente fine ai flussi migratori provenienti da Est. Per questo ieri si è svolta la prima riunione del Gruppo di contatto sul Mediterraneo centrale, a cui hanno partecipato, per l'Italia, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro dell'Interno Marco Minniti. Il problema è che la Libia non è la Turchia e, nonostante la disponibilità del Governo di accordo nazionale di Serraj, riconosciuto dall'Onu, il paese rimane di difficile controllo, diviso tra milizie ed etnie belligeranti.
Il ministro Minniti ha assicurato che «entro la fine di aprile o i primi 15 giorni di maggio» verranno restituite dall'Italia dieci motovedette e completata «la formazione di novanta marinai della Guardia costiera libica». L'obiettivo è affidare alle autorità libiche «il servizio di ricerca e soccorso nelle loro acque» e riportare i «migranti in campi di accoglienza gestiti insieme alle organizzazioni umanitarie». La Ue intende anche stanziare più risorse per favorire lo sviluppo dei Paesi africani e potenziare i rimpatri.
Però gli sbarchi non si fermano e il 2017 potrebbe segnare un nuovo record. Da inizio anno ne sono sbarcati in Italia già 23.000, il 40% in più rispetto allo stesso periodo del 2016, che alla fine fece registrare il record, con 181 mila arrivi. Solo nella giornata di domenica sono state effettuate 22 operazioni di soccorso coordinate dal Comando generale delle Capitanerie di Porto nel Canale di Sicilia e salvate 3.300 persone.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Marzo 2017, 05:00