Medici, l'assoluzione è nulla «Cucchi si poteva salvare»

Davide M. Ruffolo
Il processo d'appello nei confronti dei medici accusati dell'omicidio colposo di Stefano Cucchi è da rifare ma il reato è ormai prescritto. Nella serata di ieri i giudici della Suprema Corte, accogliendo le richieste del procuratore generale Antonio Mura, hanno «annullato con rinvio» i proscioglimenti dei cinque camici bianchi dell'ospedale romano Pertini accusati di omicidio colposo nel cosiddetto Cucchi bis. Il verdetto, emesso dalla I sezione penale della Cassazione, è arrivato verso le 21.30, dopo una lunga camera di consiglio durata oltre 3 ore. Come effetto della decisione dei giudici, il procedimento tornerà in aula davanti ad una differente sezione della Corte di Assise d'appello rispetto a quella che aveva prosciolto i medici che, per l'avvenuta prescrizione del reato, non potranno far altro che chiudere il processo in quanto estinto. «Sono passati 7 anni, 5 mesi e 28 giorni dalla morte di Stefano Cucchi e siamo alla vigilia della prescrizione» del reato di omicidio colposo contestata ai cinque medici assolti in appello, «ma il processo si svolge qui ed ora e si tratta di un reato al momento non prescritto e così lo affronto chiedendo l'annullamento delle assoluzioni e salvando gli aspetti risarcitori». Questo un significativo passaggio della requisitoria del procuratore generale della Cassazione Antonio Mura che, ricostruendo la vicenda, si era scagliato contro il verdetto della Corte di Assise d'appello rea, secondo lui, di aver «eluso il mandato della Cassazione» e non aver disposto «una nuova perizia» chiarificatrice. Non solo, secondo il pg se i medici avessero letto congiuntamente tutti i dati disponibili delle analisi di Stefano Cucchi, avrebbero potuto chiamare un nutrizionista e apprestare le cure necessarie che, forse, avrebbero salvato la vita del 30enne geometra. Al termine dell'udienza Ilaria Cucchi, sorella della vittima, ha dichiarato: «la mia giustizia consiste nel fatto che tutti hanno capito come e perché è morto Stefano Cucchi, questo ora l'hanno capito anche nelle aule di giustizia».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Aprile 2017, 05:00