Libia, rapiti due italiani

Alessandra Severini
Ancora un rapimento di tecnici italiani in Libia. I due connazionali - Danilo Calonego 66enne di Sedico, in provincia di Belluno e Bruno Cacace, 56 anni, residente a Borgo San Dalmazzo, Cuneo - lavorano per una società di manutenzione dell'aeroporto di Ghat, la Con.I.Cos (Contratti internazionali costruzioni) con sede a Mondovì (Cuneo) ma da decenni attiva nel paese nordafricano. Il rapimento è avvenuto nella regione del Fezzan, nel sud ovest della Libia, al confine con l'Algeria. Si tratta di una zona abitata da tribù tuareg alleate del Governo di Tripoli sostenuto dalla Onu, ricca di giacimenti di petrolio, snodo strategico per la tratta di esseri umani dall'Africa nera, spesso teatro di guerre fra tribù locali. Tuttavia non è considerata un'area «ad alto rischio». Secondo alcune fonti arabe, «uomini mascherati e armati che si trovavano a bordo di una vettura 4x4, hanno fermato vicino alla cava di El-Gnoun un'auto dove si trovavano tre tecnici stranieri che stavano viaggiando verso il loro posto di lavoro vicino all'aeroporto di Ghat». Insieme ai due italiani sarebbe stato rapito un canadese, anche lui dipendente della stessa società e l'autista.
Nulla si sa sulla matrice del rapimento. Il ministero degli Esteri assicura che «si sta lavorando con il massimo riserbo tenuto conto della delicatezza della situazione» e anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, da New York segue direttamente la vicenda. La procura di Roma indagherà sul rapimento e, come per analoghi episodi avvenuti in Paesi interessati da conflitti, anche per i due italiani rapiti si procede per sequestro di persona con finalità di terrorismo. Secondo i primi esami dell'intelligence comunque si tende ad escludere che si tratti di «un'azione specificamente anti-italiana».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Settembre 2016, 05:00