La grande battaglia di Mosul

Valeria Arnaldi
«Il tempo della vittoria è arrivato». Queste le parole usate dal premier iracheno Haider al-Abadi per annunciare l'inizio dell'offensiva per riconquistare Mosul, roccaforte dell'Isis. «Proclamo l'avvio dell'assalto vittorioso - ha dichiarato, rivolgendosi agli abitanti della regione - per liberarvi dalla violenza e dal terrorismo di Daesh». A condurre l'assalto, esercito e forze antiterrorismo iracheni insieme alla milizia alleata dei Peshmerga curdi e alle milizie sciite. Le forze dei Peshmerga, solo nelle prime quattro ore dall'inizio dell'operazione - la più grande da quando le truppa Usa si sono ritirate nel 2011 - sarebbero riusciti a ottenere il controllo su sette villaggi occupati dai jihadisti e sarebbero giunti a circa 7 chilometri da Mosul. Non entreranno però in città, lasciando questo compito esclusivamente alle forze governative di Baghdad. Sul territorio sarebbero impegnate anche truppe americane.
Immediata la reazione del presidente turco Erdogan, secondo cui è impensabile che la Turchia rimanga fuori da queste operazioni: «I nostri fratelli sono lì ed i nostri parenti sono lì. È fuori questione che noi non saremo coinvolti». E ancora: «Saremo nell'operazione e saremo al tavolo».
Obiettivo dell'offensiva è circondare Mosul. I jihadisti, in risposta all'azione irachena, per difendere la loro roccaforte, starebbero bombardando gran parte dei villaggi intorno a Mosul. Grande l'attenzione dell'Onu che si dice «estremamente preoccupato» per la sorte dei civili in città - circa 1,5 milioni di persone - in quanto, «migliaia di loro potrebbero ritrovarsi sotto l'assedio» delle truppe governative o «diventare scudi umani». Intanto, Mosca ha annunciato che, il 20 dalle 8 alle 16, nella zona di Aleppo sarà effettuata una pausa umanitaria per evacuare i malati e i feriti nonché per il ritiro dei miliziani.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Ottobre 2016, 05:00