La fortuna di Trump? L'espulsione del nonno

Stefania Cigarini
La fortuna di Donald Trump, neo presidente degli Stati Uniti, inizia il 27 febbraio 1905 quando al nonno Friedrich - emigrato negli Usa nel 1885 - venne rifiutato, vent'anni dopo appunto, il rientro in patria, la città di Kallstadt (oggi Renania-Palatinato). La re-iscrizione all'anagrafe tedesca gli fu negata perché «non si era cancellato regolarmente» al momento della partenza per gli Stati Uniti. Friedrich e la moglie Elisabeth dovettero perciò tornare sui loro passi, a New York, dove tre mesi dopo nacque Fred, il padre di Donald. L'inciampo burocratico che ha cambiato le sorti del mondo moderno è stato scovato dal ricercatore Roland Paul nell'archivio della città di Spira. È una lettera dell'ufficio Distrettuale all'ufficio del Sindaco di Kallstadt dove si comunica la richiesta di «espulsione del clandestino Trump». Curiose giravolte della storia, per uno che vuole costruire muri, espellere i messicani e selezionare i musulmani.
La storia - con quel tocco di seconda chance per tutti - è molto piaciuta, così come Trump, la cui popolarità - in questo momento - è altissima, al 46%, più nove punti rispetto al pre-elezioni. Fatto insolito, sottolineano i media. Un «reality show» - come predisse Obama - che si sta manifestando nella selezione del governo presidenziale, un alternarsi di candidati e audizioni che somiglia molto a The Apprentice, il talent che ha fatto di Trump un personaggio televisivo popolare. Che sia Mitt Romney, piuttosto che James Mattis; Rick Perry invece di Larence Kudlow (tutti in corsa per cosette come Dipartimento di Stato o ministero dell'Economia), ognuno è ancora in corsa e aspetta il verdetto: sei fuori!, o sei dentro!
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Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Novembre 2016, 05:00