Isabella Pascucci
La strada della beatitudine passa da Monselice: era l'anno

Isabella Pascucci
La strada della beatitudine passa da Monselice: era l'anno del Signore 1605 quando papa Paolo V concedeva al Cavaliere Pietro Duodo veneto Patrizio la facoltà di erigere una serie di cappelle che accordassero ai pellegrini le medesime indulgenze ottenute dal pellegrinaggio alle sette Basiliche di Roma. La bolla papale ratificava, così, la nascita di un luogo unico nell'Italia della Cristianità: il Sacro Monte di Monselice (www.monseliceturismo.it).
L'ascesa al Santuario delle Sette Chiese è un cammino denso di storia e di intense suggestioni. In cui il profano incontra il sacro e nel sacro si nobilita. Il viaggio in questa cittadina a pochi chilometri da Padova inizia da piazza Mazzini, dominata dalla duecentesca Torre civica, dalla Chiesa di San Paolo, con la cripta altomedievale adorna di affreschi, e dal Palazzo del quattrocentesco Monte di Pietà. Il sapore medievale di questa ouverture murata trionfa nell'abbraccio del Castello, affascinante stratificazione di edifici e personalità che, tra XI e XVI secolo, hanno fatto la storia della Padovanabassa: dalla Rocca, edificata dal tiranno Ezzelino da Romano su ordine dell'imperatore Federico II, agli appartamenti ampliati prima per volere delle dinastia dei Carraresi, grandi signori di Padova, e dei Marcello.
Da fortezza, il maniero si trasformava in lussuosa residenza, e i vasti saloni si arricchivano di monumentali e fantasiosi camini a becco di flauto, unici nel panorama italiano. Fu il Conte Vittorio Cini, negli anni 30, a restituire gli ambienti all'antico splendore, arredandoli con mobilio e suppellettili d'epoca, dall'armeria alle cucine: un colpo d'occhio sorprendente. La poesia del cortile, con il pozzo e la scalinata fiancheggiata da statue, guardiane di un passato cristallizzato, si riverbera anche nello sguardo severo dei nani di pietra che sorvegliano le mura di Villa Nani Mocenigo, sontuoso edificio rinascimentale che accompagna il percorso verso la sacra via. La Pieve duecentesca di Santa Giustina è adito tra profano e sacro, luogo in cui il raccoglimento si trasforma nella consapevolezza che il pellegrinaggio ha inizio. Prima la Porta dei Leoni, sormontata dall'incontrastato simbolo della Serenissima, poi Porta Romana, varco oltre il quale si squadernano candide, ritmate dalle modanature giallo oro, le sei stazioni della via sacra, capolavoro dell'epigono del Palladio, Vincenzo Scamozzi; le sei cappelle evocano, in miniatura, le grandi Basiliche della Cristianità romana, come suggella solennemente l'iscrizione che recita Romanis Basilicis Pares.
L'itinerario giubilare verso l'indulgenza plenaria culmina nell'Oratorio di San Giorgio, che alla fine del XVI secolo fu prima pietra di questo impareggiabile percorso di redenzione. Sullo sfondo, la magnifica Villa Duodo, armonia anticheggiante di serliane e bassorilievi classici. Con il profano che torna a toccare il sacro, sullo sfondo incantato di questo ineguagliabile monte di preghiera immerso tra i Colli Euganei.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Novembre 2016, 05:00