Ilaria Ravarino
VENEZIA - Un film «più autoreferenziale che autobiografico»,

Ilaria Ravarino
VENEZIA - Un film «più autoreferenziale che autobiografico», un lavoro «introspettivo» con una trama «interiore», un progetto «originale e irripetibile, anche per chi lo troverà mediocre». È un oggetto strano Tommaso, in sala da domani, il secondo film da regista che Kim Rossi Stuart ha portato ieri fuori concorso alla Mostra di Venezia. Come nel film d'esordio, Anche libero va bene, il protagonista si chiama Tommaso e «volendo lo si può intendere come un seguito di quella pellicola - ha detto Stuart - anche se i temi che lo dominano sono diversi: da una parte la tragicomica aspirazione di tutti gli esseri umani di avere rapporti amorosi e sessuali soddisfacenti, dall'altra il peso della zavorra che ereditiamo dai genitori e che rende faticosa la ricerca della nostra parte più autentica».
Per scrivere la storia di Tommaso, attore ossessionato dal sesso e incapace di gestire il rapporto con le molte donne che lo circondano (nel cast anche Jasmine Trinca e Cristiana Capotondi), Stuart ha impiegato dieci anni: «Sono una persona abbastanza ambiziosa e una delle mie ambizioni è quella di fare film che per me siano urgenti. Avrei potuto fare un film di genere, o magari di denuncia civile, ma alla fine ho capito che la cosa più giusta e più sana per me sarebbe stata quella di fare un film partendo da me stesso. Ho scavato a lungo prima di trovare le giuste motivazioni».
La critica, a Venezia, non ha manifestato per il film lo stesso entusiasmo che suscitò nel 2006 Anche libero va bene. «Tommaso è un film molto originale, non saprei nemmeno attribuirgli un genere - si è difeso Stuart - Ma non mi ritengo coraggioso per questo. L'unico coraggio che mi riconosco è quello di aver saputo rischiare di perdere la faccia. La trovo una paura molto pericolosa, che ci condiziona e ci impedisce di comunicare in modo libero ciò che siamo veramente».
Comunque vada, nel suo futuro professionale la regia sarà sempre più importante: «Viviamo in un momento storico in cui in Italia il cinema commerciale sta soffocando altri modi di fare cinema. E a me, dopo 10 anni, è tornata la voglia di fare il regista. Vorrei dirigere con maggiore frequenza, e non mi dispiacerebbe cimentarmi presto con un film di genere».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Settembre 2016, 05:00