Il miracolo del robot chirurgo

Antonio Caperna
Per la prima volta al mondo, grazie alla chirurgia robotica, è stato recuperato un organo tolto per una rara anomalia congenita ma salvando, contemporaneamente, un altro paziente in dialisi.
L'eccezionale trapianto è avvenuto all'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dopo la nefrectomia con il robot su una donna di 45 anni con rene ectopico pelvico. Si tratta di una rara anomalia congenita, che può portare a dolore cronico ingravescente ed infezioni, che richiedono l'intervento chirurgico di rimozione. In questo modo è stato recuperato un rene e salvati due pazienti.
La nefrectomia è stata eseguita con tecnica robotica da Paolo Gontero, direttore dell'Urologia universitaria, insieme ad Alessandro Greco ed agli anestesisti Alessandra Davi ed Elisabetta Cerutti. «La chirurgia robotica - spiegano i chirurghi ell'equipe - è stata fondamentale in questa particolare situazione di un rene in posizione anomala a stretto contatto con l'utero e con una vascolarizzazione complessa. L'aiuto del robot ha permesso l'accuratezza chirurgica necessaria in un intervento così delicato».
Nella reportistica mondiale è la prima volta che viene utilizzata la chirurgia robotica a fronte di una situazione anatomica vascolare molto complessa. La sequenza di interventi è stata realizzata lunedì in una staffetta chirurgica, dove solo al termine del primo intervento e della valutazione su banco del rene si è potuto pensare di utilizzarlo per un trapianto. Maurizio Merlo, direttore della Chirurgia Vascolare ospedaliera delle Molinette, insieme al dottor Aldo Verri ed agli anestesisti ha eseguito la ricostruzione vascolare del rene ed effettuato quella per il trapianto. La fase successiva è poi stata eseguita dagli urologi Omid Sedigh ed Andrea Bosio, che hanno ricostruito la complessa via urinaria del rene, anch'essa anomala, insieme a quella del ricevente. Il trapianto è tecnicamente riuscito ed il paziente di 51 anni, sganciato dalla dialisi, è in costante miglioramento, ricoverato presso la terapia semi-intensiva della Nefrologia universitaria. Così due situazioni di sofferenza sono state trasformate entrambe in lieto fine.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Febbraio 2017, 05:00