Il Coni spegne Roma 2024 e accende Milano Capitale

Romolo Buffoni
«Da oggi il Coni smette di pensare a Roma, esclusi ovviamente i suoi asset presenti in città, e annuncia di aver candidato Milano per ospitare la sessione Cio del 2019». La stoccata è di Giovanni Malagò, che però non perde il suo aplomb mentre spegne definitivamente le luci sulle Olimpiadi di Roma 2024. Per annunciare l'annullamento del progetto, Malagò sceglie il Salone d'onore del Coni. Quello delle grandi occasioni. «È il giorno più triste del mio mandato - ammette -. Vi comunico che abbiamo spedito la lettera al Cio con cui interrompiamo il percorso di candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024. Perché - ci tiene a chiarire il numero 1 dello sport italiano - al comitato internazionale olimpico possono scrivere tutti, ma riconosce come interlocutori solo i comitato nazionali olimpici». Chiaro il riferimento alla missiva spedita dal Campidoglio con il «no» della giunta Raggi.
Malagò si commuove quando ringrazia il presidente del Comitato Paralimpico Luca Pancalli e la coordinatrice del comitato promotore «da oggi in liquidazione» Diana Bianchedi. Poi ribatte per l'ennesima volta a tutti i «no» della sindaca Raggi: «Olimpiadi del mattone? Il 70% degli impianti è preesistente. Irresponsabile non è dire sì ai Giochi ma dire no al miliardo e settecento milioni del Cio, ai 4 miliardi del governo e a migliaia di posti di lavoro. Era tutto scritto nel dossier (scaricabile dal sito roma2024.org, ndr) ma non c'è stato verso di farci ascoltare o di farglielo leggere».
Quindi l'affondo più pesante: la candidatura di Milano per la sessione Cio 2019. «Era la prima data disponibile - ha spiegato Malagò - L'ho già detto al presidente del Cio, Bach, che si è detto possibilista». Ma significa che Milano può ambire a correre per i Giochi del 28? «Oggi non aggiungo altro - ha spiegato Malagò a conferenza finita - Bisognerà vedere cosa accadrà a Lima». Se i Giochi del 24 andranno in America, a Los Angeles, sarebbe possibile. Se saranno scelte le europee Parigi o Budapest, no.
E Roma? «Ritirarsi a 11 mesi dall'assegnazione - spiega Malagò - non è un record. Vancouver disse no il 4 aprile del 1974 a quattro mesi dall'assegnazione dei Giochi dell'80. Il Canada ospitò poi altri eventi, ma Vancouver dovette attendere 30 anni... Piani B o piani C? Sì erano possibili, ma sapete qual è il problema? Non ci avrebbero votato. Abbiamo perso credibilità e adesso sarà dura riconquistarla».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Ottobre 2016, 05:00