Faenza: «Il mio film-assist per riaprire il caso Orlandi»

Michela Greco
ROMA «Il titolo è La verità sta in cielo ma sono convinto del contrario: la verità sta in terra e spero che il mio film darà l'assist per fare l'ultimo metro che manca per raggiungerla». Dopo una vita da regista e scrittore di opere che spesso hanno affrontato con coraggio questioni spinose, Roberto Faenza prende ora di petto il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana che sparì il 22 giugno 1983, all'età di 15 anni. È uno dei più fitti misteri italiani che, suggerisce il film, coinvolge lo Stato, il Vaticano, lo Ior, i servizi segreti e la banda della Magliana. In La verità sta in cielo (foto), in sala dal 6 ottobre, ha un ruolo molto importante Sabrina Minardi (interpretata magnificamente da Greta Scarano), che fu a lungo amante di Renatino De Pedis (Riccardo Scamarcio) e in quanto tale custode di molti segreti. Lui era un «latitante all'italiana, quindi reperibile», «capace di gestire rapporti con le massime espressioni del potere», sottolinea Scamarcio, lei era «una donna genuinamente incosciente commenta Scarano che si fece travolgere dal vortice e si perse nella droga».
A ricostruire la vicenda, nel film, ci pensano le giornaliste Maria (Maya Sansa), tornata da Londra per indagare sul cold case, e Raffaella Notariale (Valentina Lodovini), cronista di Chi l'ha visto?. «La magistratura ha archiviato il caso un anno fa spiega Faenza ma è indubbio che il Vaticano sia in possesso di documenti fondamentali che ha secretato. Perché non vengono tirati fuori?». Il regista confida in Bergoglio, che «crede nella trasparenza», tanto da far dire a un suo personaggio vescovo che «è meglio il clamore del silenzio». «D'altronde Papa Francesco sussurrò ai familiari lei è in cielo - aggiunge - e quella è stata la prima volta che un pontefice ha detto qualcosa di concreto su Emanuela Orlandi, ovvero che è morta».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Settembre 2016, 05:00