«Dante è il padre dell'horror»

Michela Greco
FIRENZE «L'umanità è la malattia, l'inferno è la cura». Questo predica il bioingegnere Zobrist (Ben Foster), agitatore intenzionato a diffondere un virus globale per porre un freno alla sovrappopolazione che, secondo lui, sta distruggendo il pianeta, in Inferno di Ron Howard.
Presentato ieri a Firenze con una pomposa anteprima mondiale e una spettacolare conferenza stampa nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio (uno dei luoghi chiave della storia), il terzo film che il regista trae dai bestseller di Dan Brown (dopo Il codice da Vinci e Angeli e demoni) ritrova Tom Hanks nei panni dell'esperto di simbologia Robert Langdon. «Stiamo creando l'Inferno nel mondo reale dice l'attore americano, presto in sala anche come protagonista dell'atteso Sully di Clint Eastwood L'ambiente è a rischio e alcuni popoli sono ridotti in schiavitù. Ma la minaccia più temibile nel mondo di oggi è l'ignoranza. Siamo a un bivio nella storia dell'umanità e abbracciare l'ignoranza è la cosa più pericolosa, basti pensare a ciò che è successo negli ultimi anni in Medio Oriente, dove si è creato un effetto domino cercando di dare risposte semplicistiche a problemi complessi». Come sempre nei film del lucroso trio Brown/Howard/Hanks abbondano enigmi, scene d'azione, effetti speciali e location d'eccezione: in questo caso Langdon, accompagnato dalla dottoressa Sienna (l'emergente Felicity Jones) e inseguito da Bouchard (Omar Sy) e da Sims (Irrfan Khan), si sposta tra Firenze, Venezia e Istanbul dopo essersi svegliato all'inizio della storia in un letto d'ospedale, assediato da allucinazioni legate ai giorni infernali. «Ho adattato un romanzo visivamente potente sottolinea Howard e il poema di Dante ci ha offerto il vocabolario di tutti gli horror mai fatti, ci ha dato una visione culturale e politica». I romanzi di Dan Brown (e poi i film di Ron Howard) hanno creato invece un genere, il thriller d'arte, che permette al pubblico di scoprire i musei (anche a cielo aperto) più belli del mondo: «A Firenze dichiara il regista è impossibile girare un'inquadratura brutta, dovunque ti giri trovi bellezza e un pizzico di mistero». Ma l'Italia non è presente solo nei luoghi: nel cast fanno capolino anche i nostri Fortunato Cerlino, Francesca Inaudi, Fausto Sciarappa e persino il sindaco Nardella (in un cameo), mentre nei dialoghi spuntano un paio di battute poco lusinghiere sugli italiani, «ma no, non avevamo in mente Berlusconi quando Langdon dice che Sienna è sua nipote», ha chiosato ridendo Howard.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Ottobre 2016, 05:00