Caso Varani nessuna impronta sulle armi del delitto

Non è stato possibile individuare alcuna impronta digitale sulle armi, un coltello e un martello, usati lo scorso 4 marzo, in un appartamento di via Igino Giordani, per torturare ed uccidere il 23enne Luca Varani al termine di un festino a base di sesso, droga e alcol.
I due strumenti utilizzati per compiere la mattanza, attentamente analizzati dai carabinieri del Ris, sono risultati completamente coperti dal materiale organico della vittima rendendo impossibile l'identificazione di impronte riconducibili a Marco Prato e Manuel Fotto, i due 30enni accusati dell'omicidio. L'esito delle analisi dei militari potrebbe così complicare la definizione delle responsabilità dei due giovani e, soprattutto, la paternità dei colpi inferti alla vittima. I due assassini, infatti, nel corso dell'indagine si erano più volte rimpallati le responsabilità dell'omicidio e, in particolare, su chi aveva piantato il coltello nel petto della vittima.
Tuttavia i risultati della perizia non sembrano scalfire l'impianto accusatorio della Procura di Roma che continua ad attendere l'esito dell'esame autoptico, con cui si riuscirà definitivamente a capire quale sia stato il colpo fatale, per poter così fare un punto sull'inchiesta. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nei primi giorni di marzo scorso, Marco Prato e Manuel Foffo si erano ritrovati nell'appartamento di quest'ultimo, in zona Collatina. Qui, dopo oltre due giorni di sballo a base di sesso, cocaina e alcol, avrebbero deciso di invitare Luca Varani con l'inganno. Poi, dopo averlo stordito con un'ingente quantità di GHB (la cosiddetta droga dello stupro, ndr), avrebbero iniziato la mattanza ad armi bianche con cui è stato fatto scempio della loro vittima.(D. M. R.)

Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Luglio 2016, 05:00