«Benedizioni legittime negli istituti scolastici»

Alessandra Severini
Le benedizioni pasquali sono legittime, anche a scuola. Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar che invece aveva dato ragione ad un gruppo di insegnanti che, un anno fa a Bologna, avevano presentato ricorso contro la delibera del consiglio di istituto che aveva autorizzato nel 2015 la benedizione nelle aule, seppur in orario extrascolastico e con i bambini accompagnati dai genitori. La scuola in questione è un istituto comprensivo del capoluogo emiliano che comprende due elementari e una media inferiore.
Il Tar dell'Emilia-Romagna aveva annullato la delibera, sostenendo che la scuola non deve essere coinvolta in un rito attinente alla sfera individuale di ciascuno. Ora i giudici amministrativi di secondo grado hanno deciso diversamente, accogliendo il ricorso della scuola e del ministero dell'Istruzione.
Le benedizioni pasquali, assimilate ad altre attività parascolastiche culturali, sportive o ricreative, potranno tenersi ma dovranno essere facoltative e proposte al di fuori delle lezioni. Il Consiglio di Stato ha messo in chiaro che la benedizione non può in alcun modo incidere sullo svolgimento della didattica e della vita scolastica in generale, ma non si può riservare alla benedizione un trattamento deteriore rispetto ad altre diverse attività che vengono programmate o autorizzate dagli organi di autonomia delle singole scuole anche senza una formale delibera. Nel rispetto del principio di non discriminazione, secondo i giudici, non può attribuirsi alla natura religiosa di un'attività una valenza negativa tale da renderla vietata o intollerabile unicamente perché espressione di una fede religiosa, mentre, se non avesse tale carattere, sarebbe ritenuta ammissibile e legittima. La diocesi di Bologna, guidata da monsignor Matteo Zuppi, ha commentato la decisione definendola saggia, equilibrata e rispettosa della vera laicità della scuola, che non può mai essere contro qualcuno. Al contrario il comitato Scuola e Costituzione annuncia l'intenzione di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Marzo 2017, 05:00