Alatri, il gip scarcerò una delle due belve

Valeria Arnaldi
Scarcerato poche ore prime del pestaggio che ha portato alla morte di Emanuele Morganti.
Mario Castagnacci, fermato con il fratellastro Paolo Palmisani per l'aggressione e l'omicidio del ventenne davanti a un locale ad Alatri, era stato fermato giovedì 23 marzo a Roma perché trovato in possesso di trecento dosi di droga, 150 di crack e 600 di hashish. Il giorno dopo però è stato rilasciato perché il gip, convalidando l'arresto per Castagnacci e altri tre complici, ha riconosciuto la tesi difensiva del consumo di gruppo. Quella stessa notte, Castagnacci ha preso parte al pestaggio del giovane.
Ora i due aggressori sono nel carcere romano di Regina Coeli, in regime di isolamento per timore di ritorsioni e minacce da parte di altri detenuti. L'avvocato di Castagnacci, Tony Ceccarelli, ha deciso di rinunciare all'incarico «per una decisione autonoma - specifica - presa senza alcuna pressione». In questi giorni, però, è lui stesso a sottolinearlo, alcuni legali, pure di indagati più marginali, sono stati «minacciati e malmenati». Ad Alatri, dopo la tragedia, il pattugliamento è stato intensificato per prevenire risse, disordini, violenze.
Per il Procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, il massacro consumatosi in quindici minuti sarebbe nato dalla volontà di controllo del territorio, probabilmente aggravata dal mix di cocaina e alcol. Intanto, in città la gente è scesa in piazza in una marcia contro la violenza, cui hanno preso parte anche il sindaco e i primi cittadini dei comuni limitrofi. Insieme, per ricordare Emanuele.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Marzo 2017, 05:00