Covid, con il proliferare delle varianti cambiano anche i sintomi. Le continue mutazioni del Sars-CoV-2 implicano anche un cambiamento delle cartelle cliniche dei pazienti, con sintomi dell'infezione che differiscono leggermente rispetto a un anno fa.
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Lo dimostrano i dati clinici raccolti dalle varie autorità sanitarie di tutto il mondo. Il Regno Unito, in cui è avvenuta la mutazione che ha portato alla variante inglese, è stato tra i primi paesi a raccogliere dati sui nuovi sintomi del Covid. Le sindromi respiratorie, dalla tosse fino a patologie come polmoniti, sono meno comuni rispetto all'inizio della pandemia.
Allo stesso tempo, dalla seconda ondata in poi emergono nuovi sintomi comuni, come disturbi gastrointestinali. I più frequenti sono vomito e diarrea, sintomi che si erano manifestati nel 2003 con l'epidemia di Sars ma che con il Covid erano stati molto pochi. C'è però una spiegazione: questi disturbi gastrointestinali, dai dolori addominali alla dissenteria, erano presenti anche un anno fa, ma nei pochi casi di giovani e giovanissimi che sviluppavano i sintomi dell'infezione. Ora questi disturbi sono prevalenti, ma questo fenomeno sembra legato principalmente all'abbassamento dell'età media dei malati.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Aprile 2021, 19:20
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