In un mondo malato e triste si aggirano
dei "Bambini bonsai", diafani e solitari

In un mondo malato e triste si aggirano dei "Bambini bonsai", diafani e solitari
ROMA (31 maggio) - Sono i bambini che vivono a Genova, in un futuro in cui la pioggia l’elemento della loro libert, i protagonisti del romanzo di Paolo Zanotti, Bambini bonsai, Ponte alle Grazie editore. La città è diventata un porto d’acciaio; il tempo è nuovo e fantascientifico: non solo perché non è specificato, ma soprattutto perché rappresenta uno degli elementi principe, romanzeschi, tipici della fantasia.



La storia non può svolgersi all’interno di un tempo realistico e decifrabile: nulla in questo romanzo può essere riconducibile alla realtà, se non – attraverso le metafore - qualche triste nesso. I bambini di questa popolazione strana – forse sopravvissuta, sicuramente disperata – sono infatti una specie a parte, che può essere libera solo quando la siccità del sole, che caratterizza quasi sempre il tempo atmosferico, finisce. Possono allora uscire all’aperto, lontani dalla luce solare, dall’abbaglio. Terminano di essere il sogno di qualcuno, l’impercettibile silenziosa presenza; di esistere come essere solitari e possono muoversi liberamente.



L’atmosfera che li circonda ci rammenta cinematograficamente pellicole famose, in cui il mondo piovoso era scenario di una società senza possibile soluzione positiva. Ma nella vita di questi bambini, all’interno delle pagine del romanzo, la pioggia continua è invece la linfa, l’elemento grigio che li protegge: tra le gabbie dell’acqua che scende dal cielo possono muoversi, correre, incontrarsi. Genova – e quindi il mondo tutto – ha perso quel poco di giardino verde che aveva; gli animali non ci sono più. Ci sono invece molte statue – forse monumenti, forse simulacri, di una vita che poteva diventare importante e che invece è rimasta immobilizzata.



Nella cultura dell’uomo l’arte ha spesso rappresentato attraverso l’imponenza e l’immanenza – per esempio in architettura - la grandezza e la centralità di un’umanità volta a costruire la propria gloria - artisticamente e filosoficamente – con consapevolezza e amore per il bello. All’interno della Genova di Paolo Zanotti – oppure come in molti altri periodi della storia dell’uomo - la grandezza è solo esempio di tutto ciò che è sproporzionato. Ed è costata fatica e dolore.



Ad essere molto piccoli sono invece i bambini. Sono diafani. Non sembrano rappresentare l’infanzia dell’uomo, ma piuttosto essere individui di una specie diversa: al momento della loro scomparsa subentreranno gli adulti. I bambini bonsai ci rammentano come tutte le società malate – quelle odierne soprattutto – considerano i bambini o un elemento di gioco per adulti oppure cuccioli, da proteggere e viziare. Dimenticando la loro dignità di persone, contro ogni regola di pedagogia.



Il linguaggio di Paolo Zanotti però non è scarno come l’ambiente che descrive
: indugia spesso in un sapiente uso di aggettivi che, non appesantendo il discorso, tende a sottolineare il contrasto con il mondo a cui il linguaggio stesso è rivolto. Pepe è il nome del protagonista della storia. Egli farà molti incontri durante il tempo della pioggia. Le sue amicizie – con Primavera, Sofia, Petronella - saranno la base della sua formazione. Privi di legami parentali, in giro per il mondo piovoso, Pepe e i suoi amici vivono dunque lo stupore della scoperta, quello della fuga, del distacco. Così, come ogni bambino, inevitabilmente imparano a crescere. Senza che ci sia rivelato se sia un bene oppure no.



Paolo Zanotti, Bambini bonsai, Ponte alle Grazie editore. Pagg. 232. Euro 17,00
Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Giugno 2010, 18:41
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