«Pressioni per bloccare Annozero»
Berlusconi indagato. Ghedini: non risulta

«Pressioni per bloccare Annozero» Berlusconi indagato. Ghedini: non risulta
ROMA (12 marzo) - Scoppia un caso Berlusconi-Agcom dopo la pubblicazione da parte de Il Fatto della notizia di pressioni per fermare Annozero. Vengono citate intercettazioni di un'inchiesta della procura di Trani sulle carte di credito. Fioccano le smentite, ma da ambienti giudiziari si apprende che nell'inchiesta figurano numerosi indagati, tra questi ci sarebbe anche il persidente del Consiglio, indagato per concussione, ma i suoi legali negano.



«Così Berlusconi ordinò: "Chiudete Annozero"». E' il titolo del pezzo pubblicato oggi in prima pagina da Il Fatto in cui si racconta di una inchiesta della procura di Trani su carte di credito nell'ambito della quale le intercettazioni, fatte dalla Guardia di Finanza, in cui sono finite poi conversazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi, Giancarlo Innocenzi (ex deputato del Pdl, ora commissario dell'Autorità per le comunicazioni), il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il direttore generale della Rai, Mauro Masi.



Il premier, il direttore del Tg1 e Innocenzi, sempre secondo Il Fatto, sarebbero anche indagati nell'ambito di un procedimento aperto dal pm Michele Ruggiero della procura di Trani. All'attenzione della magistratura sono finite, scrive giornale, alcune intercettazioni della Gdf di Bari (comprese quelle con Masi che però non risulterebbe tra gli indagati) in cui il premier farebbe «pressioni» per arrivare alla chiusura di Annozero di Michele Santoro e in cui si lamenterebbe tra gli altri anche di Ballarò e di Parla con me di Serena Dandini. Minzolini (secondo il quotidiano chiamato "direttorissimo" dal premier), invece, al telefono con il capo del governo, sempre secondo quanto riferisce Il Fatto, annunciava d'aver preparato speciali da mandare in onda sui giudici politicizzati.



Nessuna risposta il procuratore della Repubblica al tribunale di Trani, Carlo Maria Capristo, ha fornito ai giornalisti che, mentre lasciava la procura, gli chiedevano se Berlusconi è indagato. «Non abbiamo nulla da dire, non possiamo dire nulla» ha detto il magistrato allontanandosi dal palazzo di giustizia insieme con alcuni ufficiali della guardia di finanza.



Nell'inchiesta di Trani in cui compaiono intercettazioni che riguardano Silvio Berlusconi, il commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e il direttore del tg1, Augusto Minzolini, ci sono numerosi indagati, ma al momento non sono state notificate informazioni di garanzia né la Procura ha avanzato al Gip richieste di misure interdittive, si è appreso a Trani da fonti investigative.



«Non risulta». Così, i legali del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo rispondono alla domanda se Berlusconi risulti o meno indagato. «Premesso che se lo avesse fatto davvero - commenta Longo - sarebbe stato encomiabile visto che Annozero è di una noia insopportabile, ma quale sarebbe poi il reato contestato?. È chiaro che la qualificazione giuridica del fatto appartiene al magistrato ma non mi viene in mente quale potrebbe essere...». Tornando ad «Annozero», Longo sottolinea: «Quel programma è davvero noioso, proprio come quelle telenovelas in cui sembra che succedano grandi cose e in realtà non accade mai nulla. Eccezion fatta per Dallas e Dynasty dove invece succedeva di tutto ad ogni puntata...».



Innocenzi: contesto le illazioni e querelo. Il commissario Agcom Giancarlo Innocenzi ha dato mandato «all'avv. Marcello Melandri per predisporre le denunce e le querele necessarie alla tutela della verità dei fatti e della mia onorabilità». Innocenzi dice di «contestare in maniera assoluta tutte le illazioni in esso contenute» e sottolinea «l'assoluta in conferenza delle intercettazioni e la illiceità della pubblicazione delle stesse».



Pressing su giornalisti. Diversi giornalisti e persone del mondo dell'informazione sarebbero state contattate per evitare che la stampa si occupasse della vicenda dei presunti tassi usurari applicati sulle more nei pagamenti con carta American Express revolving. Lo si apprende da fonti vicine alle indagini. A quanto è dato sapere, dalle intercettazioni compiute emerge che alcuni indagati per la vicenda American Express contattarono nei mesi scorsi, subito dopo i sequestri compiuti dalla guardia di finanza, alcuni giornalisti: tra questi vi sarebbero state anche persone ritenute appartenenti all'entourage, anche professionale, del direttore del TG1 Augusto Minzolini. Visto il pressing subito da Minzolini sulla vicenda carte di credito, gli inquirenti tranesi decisero di mettere sotto controllo i suoi telefoni.



Bonaiuti: pubblicazione fuori legge, nessuna rilevanza penale. «Ancora una volta spezzoni di ipotetiche intercettazioni, estrapolate da ogni contesto, vengono pubblicate con una palese violazione della legge, senza avere alcuna attinenza con i procedimenti dai quali derivano e senza avere alcuna rilevanza penale. Come mai l'autorità giudiziaria non interviene?». È quanto si chiede il sottosegretario alla presidenza del consiglio Paolo Bonaiuti.



«Abbiamo presentato un'interrogazione urgente rivolta al premier per chiedergli con quale diritto si è arrogato il potere di condizionare un organo di controllo come l'Agcom chiedendo la chiusura di Annozero. Il responsabile dell'Agcom Innocenzi deve dimettersi ed essere cacciato a calci nel sedere, così come il direttore del Tg1 Minzolini», ha detto il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro.



Di Pietro: cacciarli a pedate. «È una scorrettezza enorme che il controllore faccia comunella con il controllato. Reato o non reato, è una porcata e quindi vanno presi a pedate nel sedere», ha poi ribadito Di Pietro da «Mentana Condicio», la trasmissione condotta da Enrico Mentana. «Berlusconi si è fatto 37 leggi ad personam. Questo è fascismo e piduismo. Ogni periodo storico ha la sua forma di fascismo: Berlusconi oggi è come Nerone. Vogliamo dargli un altro nome? Come si chiama il dittatore della Corea?».



Bindi: via Minzolini. «Altro che Zimbawe! Il direttore generale della Rai non dovrebbe lamentarsi per le pressioni che riceve evocando paesi più civili e seri del nostro. Solo nell'Italia prigioniera dell'invasivo conflitto d'interessi di Berlusconi si può leggere una storia come quella che ha raccontato oggi il Fatto quotidiano». Lo afferma Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente del Pd, chiedendo alla Rai di revocare la nomina di Augusto Minzolini a direttore del Tg1. «Si conosceva - prosegue - la sua insofferenza al pluralismo delle idee e alla libera informazione. Ne abbiamo visti tanti frutti amari, dall'editto bulgaro fino all'ultimo blitz sulla "impar condicio". Stavolta emerge la vergogna di pesanti e plateali condizionamenti condotti in prima persona dal capo del governo, proprietario della più importante azienda privata di comunicazione del Paese, a danno di trasmissioni del servizio pubblico

come Annozero. Anche così si delegittimano le istituzioni. È intollerabile servirsi di chi dovrebbe svolgere una funzione terza, di vigilanza sull'equilibrio e la correttezza del sistema delle comunicazioni, per mettere la mordacchia all'informazione più scomoda e più seguita delle reti Rai».



«La sinistra vorrebbe mettere il bavaglio a Minzolini e lasciare invece i giornalisti "graditi" liberi di costruire trasmissioni faziose, cariche di insulti e zeppe di menzogne». Lo sostiene il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, secondo il quale, per la sinistra «vanno bene quanti rispondono ai loro servigi e inscenano patetiche invettive contro il premier, vanno invece cacciati tutti quelli che con coraggio e soprattutto con chiarezza dicono la verità a milioni di cittadini».



«L'aggressione al direttore del Tg1 Augusto Minzolini è l'ennesima dimostrazione di come la sinistra e Di Pietro intendano la libertà di informazione: difendere i giornalisti amici, collaterali alle loro posizioni politiche, e attaccare indiscriminatamente tutti gli altri». Lo afferma in una nota il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini.



«Se il direttore del Tg1 non smentisce e se le rivelazioni del Fatto saranno confermate si apre un problema molto serio che il cda straordinario di lunedi dovrà affrontare con serietà ed urgenza. Garantire che non vi siano ombre sulla principale testata televisiva è un dovere ineludibile per chi amministra un servizio pubblico raiotelevisivo». E' quanto afferma in una nota il consigliere d'amministrazione della Rai, Nino Rizzo Nervo.



Zavoli a Masi: condurre accertamenti. «Sui contrapposti giudizi sulla questione sollevata da alcune intercettazioni riguardanti il direttore del Tg1, cioè del primo giornale del Servizio pubblico si tratta di una materia che attiene all'osservanza del codice deontologico della Rai - afferma il presidente della comissione di Vigilanza Rai, Sergio Zavoli - Esprimo quindi la fiducia che il direttore generale conduca con urgenza i necessari accertamenti, riservandomi di dare al problema un eventuale, doveroso seguito in Commissione di Vigilanza».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Aprile 2010, 22:10
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