Radicchio di Chioggia principe rosso a tavola
di Gigi Padovani
Quanto al modo di riconoscerlo, controllate se c’è il marchio del consorzio: deve avere un cespo tondeggiante e compatto, con foglie dal colore rosso più o meno intenso con nervature secondarie bianche. La radice è incisa sotto il colletto. Però la concorrenza dei “falsi” radicchi è ormai incalzante. Così le istituzioni locali si stanno impegnando, insieme con il Parco del Delta del Po, a difenderne la tipicità, come ci dice il vicesindaco di Rosolina, centro in provincia di Rovigo dove si trova anche il Giardino Botanico Litoraneo di Porto Caleri. Spiega Grossato: «La crisi economica qui ha inciso di meno, per fortuna, grazie al lavoro di tante piccole aziende, che operano negli orti di terra e di mare caratteristici di queste coste venete, dove la natura detta ancora i suoi ritmi». Se si visita i magazzino dei Fratelli Frasson, si scoprono tanti ortaggi, anche rari, destinati ai mercati di tutta Italia ed Europa, come la zucca barucca dalla pasta gialla o l’asparago bianco.
Sul campo però non sempre le cose vanno bene, come ci racconta Lorenzo Manfrin, che coltiva con la famiglia venti ettari misti ad orticoltura: carote, radicchio, verze, porri, aglio. «A volte dobbiamo buttare alcuni nostri prodotti, ma non il radicchio – dice Manfrin – perché sul mercato il prezzo è troppo basso e non conviene raccoglierlo. È successo per le carote». E il principe rosso della tavola? «Va bene, adesso, ma state attenti alle imitazioni. Volete un consiglio per mangiarlo in insalata e togliere quella punta amarognola? Mettetelo in acqua calda per un po’, quindi lavatelo subito in acqua fredda. Il gusto migliora». Provare per credere, è vero.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Novembre 2017, 23:30
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