Da Facebook a Twitter, ecco
come migliorare l'italiano scritto

Da Facebook a Twitter, ecco ​come migliorare l'italiano scritto
ROMA - Dallo stato di Facebook al cinguettio di Twitter, dalla mail confidenziale o distaccata al messaggino di whatsapp: una valanga di parole e sintassi che in ogni momento della giornata scorre come un fiume attraverso tastiere di ogni sorta.





Ed è così che, di fatto, i giovani di oggi scrivono. E scrivono di tutto, dai sentimenti alle cronache sportive, dall'attualità alla, politica fino a quel che succede tra le quattro mura di una classe o sul muretto tra amici.



Tutto raccontato online, con la scrittura 2.0. Un quaderno sempre aperto che registra tutto e che, fino a pochissimi decenni fa, non esisteva. Oggi invece, volenti o nolenti, ha portato ad avvicinarsi alla scrittura intere generazioni di giovanissimi e non solo. E allora ecco la sorpresa: con il social si impara a scrivere.



Addio dure sentenze sui social network, per la tastiera del pc passano anche gli scrittori di domani. E non solo. Forse anche i futuri prof e i primi della classe. C'è anche chi, infatti, assicura di aver migliorato i suoi voti a scuola. Il 30% degli studenti, intervistati da Skuola.net, ha notato che esercitandosi con la continua scrittura sul web ha alzato i suoi voti. Addirittura 3 ragazzi su 5 hanno imparato a correggere gli errori che trovano online mentre il 17% corregge solo gli errori più gravi.



Non è un caso infatti il dilagare di pagine Facebook sul corretto uso della grammatica e dell'ortografia in cui vengono presi di mira gli strafalcioni che campeggiano da un sito all'altro, sui forum o sulle chat. Basti pensare al vip o al politico di turno che si lancia in improbabili consecutio temporum e in pochi minuti diventa bersaglio di scherno, mentre cerca di porre rimedio cancellando le tracce dell'errore.



Una riscoperta dell'italiano messo a dura prova dalla comunicazione veloce e che ora torna a dettare legge. Pena la gogna pubblica. Un testo pubblicato online infatti, seppur confidenziale come nel caso dei social, è pur sempre pubblico e quindi rischia di esporre l'autore al giudizio di chi legge. Con inevitabile imbarazzo.



Il 57% degli intervistati, infatti, non commenta e non corregge gli errori ortografici altrui proprio per non vestire i panni del prof a scuola.

Ma il registro cambia, per due ragazzi su 5, in base al social utilizzato e soprattutto al destinatario: il 32% dei giovani afferma infatti di notare uno stile più corretto nelle e-mail rispetto ai messaggi di chat o di whatsapp. Vale a dire che i ragazzi, oggi, sanno differenziare lo stile linguistico in base al contesto in cui si trovano a scrivere: un esercizio strettamente legato alla scrittura 2.0 e inesistente fino agli anni 90 quando l'uso della scrittura veniva esercitato solo a scuola, nella stragrande maggioranza dei casi, nel tema in classe. Ma i tempi cambiano. E cambia la comunicazione, non senza le immancabili distorsioni che falciano la grammatica ma divertono non poco.



Tra queste c'è l'uso di parole impropriamente contratte, in cui spesso le vocali scompaiono lasciando il posto a suoni apparentemente contorti ma, di fatto, comprensibili. Ecco allora che un invito romantico si trasforma in un criptico ke ne drst di uscr insme x cnscrci 1 po' mgl.



"TWITTER EDUCA ALLA SINTESI, SUL WEB NUOVI SPAZI" La nostra intervista a Vera Gheno, ricercatrice dell'Accademia della Crusca.

Vera Gheno, esperta di comunicazione mediata dal computer, come deve essere considerato il linguaggio scritto usato su internet?

«Una nuova risorsa da esplorare. Il pc aiuta la competenza scrittoria digitale, che è diversa da quella a mano».

È possibile che i giovani usino diversi registri linguistici online?

«Certo, si tratta di una forma di scrittura attiva che sviluppa diversi circuiti mentali del linguaggio. Internet ha aperto diversi spazi di scrittura rispetto a quelli canonici, usati prima dell’avvento del pc».

Può fare qualche esempio?

«Twitter obbliga a un testo breve, che sia però chiaro e diretto: un esercizio alla sintesi, pressoché insistente nelle scuole. Mentre Facebook o la posta elettronica lasciano più spazio all'espressione, spesso spontanea. Per noi linguisti si tratta di una miniera d'oro».

Perché?

«Possiamo attingere a un'enorme patrimonio di testi di scrittura viva. Fino a qualche decennio fa era difficile avere in mano un testo diretto, spontaneo senza alcun tipo di condizionamento. Pensiamo a un tema o a un sondaggio: la persona che scrive sa di dover essere valutata e, anche senza accorgersene, falsa il risultato.

Quanti errori ci sono sui testi online?

«Tantissimi. Anche quello è un segnale: quando un errore diventa più comune della norma va preso in considerazione. Come ad esempio “guadagnamo” che viene scritto sempre più spesso senza la ì entrando di fatto nell'uso comune».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Marzo 2014, 09:41
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