Opera di Roma, la protesta suonando
il 'Va pensiero'. Fuortes contestato

Opera di Roma, la protesta suonando ​il 'Va pensiero'. Fuortes contestato

di Valeria Arnaldi
“Va, Pensiero”. È stato il “suono di crudo lamento” dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi la musica, non a caso, scelta, ieri per il flash-mob di protesta inscenato davanti al Teatro Costanzi da alcuni musicisti di orchestre giovanili romane e studenti del Conservatorio, in segno di solidarietà ai lavoratori del Teatro.





Subito seguita da decisamente meno lirici fischi e “Vergogna!” all'uscita del sovrintendente del Costanzi, Carlo Fuortes. Organizzata su Facebook, in poche ore, la protesta si è materializzata - e musicata - per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema dei licenziamenti collettivi di orchestra e coro. Un lungo appluauso al grido “Viva la musica” ha chiuso il concerto nella piazza presidiata dalla polizia. Ma il sostegno ai lavoratori non è arrivato solo dalla “strada”. Si dicono «allibiti» artisti e maestranze del Teatro alla Scala di Milano, che hanno espresso la loro solidarietà ai colleghi romani, «nella speranza che la pesantissima e insopportabile soluzione» venga riconsiderata «anche negli interessi dell'Opera lirica italiana».

E sostegno è arrivato pure dai professori di orchestra degli artisti del coro e dal personale dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, che “sgomenti”, hanno puntato l'indice contro la politica di gestione: «Come riparare allo scempio di decenni di gestioni 'leggere' dei teatri italiani in un Paese dove solo lo 0,6% del Pil è destinato all'intero patrimonio culturale che è uno dei più ingenti al mondo?». E ancora, «siamo davvero sicuri che chiudere un'Orchestra e un Coro italiani sia un risanamento e non, appunto, un impoverimento della nostra civiltà?».



Intanto la rete non sta a guardare e su change.org corre la petizione per chiedere l'annullamento della decisione del Consiglio: in quattro giorni, sono state raggiunte ottomila firme. Non manca il sostegno al Cda. Federculture approva «la scelta coraggiosa». «Dopo anni di buchi di bilancio pagati con i soldi dei contribuenti - per il presidente Roberto Grossi - finalmente si attua una concreta lotta agli sprechi e ai privilegi che fino adesso sembrava impossibile contrastare». La via del futuro, secondo la Fondazione, sarebbe nel contratto a tempo rinnovabile, ma i sindacati non ci stanno: «È l'11 settembre della lirica italiana».
Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Ottobre 2014, 09:55
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