Festival di Venezia, dieci minuti di applausi per il Leopardi di Martone
di Titta Fiore
Nei panni del poeta Elio Germano. E' toccato a lui dare carne e sangue a un immaginario potentissimo e lo ha fatto in maniera straordinaria. "Questo ruolo mi è rimasto dentro", racconta l'attore, "ho passato mesi sulle "sudate carte", mi sono portato appressso il suo corpo sgraziato, precocemente invecchiato, cercando di abitarlo nella mia testa per restituirne la rabbiosa vitalità".
La macchina da presa di Martone segue Leopardi in un viaggio interiore dalla natia Recanati alla fuga a Firenze, dall'isolamento in una "prigione" di libri alla frequentazione dei circoli intellettuali, dall'ipocrisia dei salotti alle illusioni degli amori infelici. A Roma il poeta recide anche gli ultimi fili con la famiglia, poi l'arrivo nella Napoli del colera e del Vesuvio, la città dov'è pronto "a vivere secondo natura" e che lo accoglie con la sua disperata vitalità. Ed è questa la parte più intensa e suggestiva del film. Nell'ottimo cast Massimo Popolizio è il conte Monaldo, Michele Riondino Antonio Ranieri, l'amico di una vita, Anna Mouglalis è l'amata Fanny Targioni Tozzetti, Isabella Ragonese la sorella Paolina, Edoardo Natoli il fratello Carlo, Federica De Cola Paolina Ranieri.
Alla prima veneziana, anche i discendenti di Leopardi, il conte Vanni e sua figlia Olimpia. Dicono: "Martone è riuscito a rendere la complessità di Giacomo. Ci siamo fidati, è stato emozionante".
Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Settembre 2014, 09:36