'Anime nere', il regista Francesco Munzi: "Così la mafia distrugge le famiglie. Non è come Gomorra"

'Anime nere', il regista Francesco Munzi: "Così la mafia distrugge le famiglie. Non è come Gomorra"

di Ilaria Ravarino
LONDRA - L'hanno chiamato «western», «mafia movie», «dramma italiano». E per definire il suo regista hanno scomodato paragoni con Rossellini, Garrone e Saviano. Eppure nessuna etichetta sembra adattarsi ad Anime Nere, il film di Francesco Munzi che, girato in Calabria e uscito in Italia a settembre, sta diventando un caso in tutto il mondo.





Un successo in Corea come in Inghilterra, dove presto uscirà al cinema sull'onda del recente passaggio al London Film Festival.



Per gli inglesi “Anime Nere” è la nuova Gomorra. Le fa piacere?

«Sì, perché Gomorra è un bel film. Ma non credo che il paragone sia giusto. Gomorra è un affresco generale, Anime Nere mostra qualcosa di più particolare. E cioè come il male della mafia contamini e distrugga il nucleo familiare».



Quanto gioca, nel successo del film all'estero, il tema della mafia?

«All'estero c'è sempre grande curiosità nei confronti di film sulla mafia diretti da italiani. Ma nel nostro caso funziona più la sorpresa di non assistere a una classica storia gangster style. Al posto della patina glamour, di quel modo di mostrare una mafia "rock", in Anime Nere c'è tutto l'affanno di una famiglia che gli stranieri si immaginano diversa».



Se lo aspettava questo successo?

«No. Non è un film mainstream, non è stato facile produrlo. Già mi sembra incredibile essere riuscito a mostrarlo fuori dall'Italia, figuriamoci se mi sarei mai aspettato che lo distribuissero fuori dal nostro paese».



In Calabria il film ha riempito le sale. Era scontato?

«Per niente. Il finale del film è talmente provocatorio che non ero sicuro della reazione dei calabresi. Invece ha suscitato un dibattito molto forte e trasversale: evidentemente ha toccato un nervo scoperto».



Per gli Oscar le hanno preferito Paolo Virzì. Deluso?

«È chiaro che un po'mi dispiace. Ma mi hanno detto che sono arrivato al secondo posto dopo Virzì. Anche questa è una grande soddisfazione».



Sta lavorando a qualcosa di nuovo?

«Quando ci riesco, tra un aereo e l'altro. Vorrei trovare un'altra storia "italiana", ma in grado di superare i confini nazionali».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Ottobre 2014, 10:11
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