Laureati, in Italia solo la metà trova lavoro
​dopo tre anni: peggio di noi solo la Grecia

Laureati, in Italia solo la metà trova lavoro ​dopo tre anni: peggio di noi solo la Grecia

di Lorena Loiacono
Un pezzo di carta su due è da buttare. O, meglio, è da lasciare nel cassetto per almeno tre anni. È questo il triste destino dei laureati italiani che, nel 47% dei casi, non trovano un impiego se non dopo 36 mesi dal conseguimento del titolo di studio.


Un dato decisamente allarmante che fa precipitare ancora una volta l’Italia in fondo alla classifica Ue. A rivelarlo sono le statistiche Eurostat che riportano invece una media dell'Unione europea su 28 Paesi, nel 2014, pari all'80,5%. L’Italia resta sotto di quasi 30 punti percentuali per quanto riguarda l’educazione terziaria, considerando gli studi che vanno dalla laurea breve al dottorato. Peggio solo la Grecia mentre in prima posizione c’è la Germania con il 93,1% dei laureati.
Ancora più seria è la situazione dei diplomati tra cui, a 3 anni dal conseguimento del titolo di studio, trova un impiego solo il 30,5% contro una media europea del 59,8%.

La differenza si impenna rispetto ai dati della Germania che, tra i diplomati, vanta un tasso di occupazione entro i 3 anni dal diploma pari al 67%. Per i professionali la percentuale si alza al 40,2%.

La riforma della Buona Scuola, del ministro Stefania Giannini, risponde alla crisi dell’occupazione con l’alternanza scuola-lavoro negli istituti tecnici e professionali e nei licei creando un collegamento tra le scuole e il mondo delle imprese. Ma, al di là del tipo di studi svolti, nel 2014 la percentuale di giovani tra i 20 e i 34 anni con un impiego era del 45% contro una media europea del 76.

Il calo dell’Italia, scesa di 20 punti passando dal 2008 al 2014 dal 65 al 45%, è dipeso dalla crisi economica e dalla stretta sui pensionamenti. Nello stesso periodo la media Ue è scesa però di soli 6 punti, dall’82% al 76%. Crisi a parte, in Germania la media dei giovani occupati è del 90%, il doppio rispetto all’Italia, in Inghilterra è dell’83,2% e in Francia è del 75,2%.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Gennaio 2016, 07:31
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