Liste d'attesa troppo lunghe e sanità privata
carissima: gli italiani non si curano più

Liste d'attesa troppo lunghe e sanità privata carissima: gli italiani non si curano più

di Antonio Caperna
ROMA - Negli ultimi 12 mesi, circa la metà delle famiglie italiane ha dovuto rinunciare ad almeno una prestazione di welfare: dalla sanità all'istruzione, dal socio assistenziale al benessere. Gli italiani quindi si ritrovano a pagare “di tasca propria” «il 18% della spesa sanitaria totale (oltre 500 euro procapite all'anno) contro il 7% della Francia e il 9% dell'Inghilterra», mentre il 53,6% dichiara che la copertura dello stato sociale si è ridotta e mette mano al portafoglio per molte delle spese che un tempo venivano coperte dal sistema di welfare nazionale.



E' quanto emerge dall'indagine “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” del Censis e dalle ricerche delle associazioni, realizzate per il Forum Ania-Consumatori. Le spese sanitarie si riducono anche perché si ricorre largamente “al nero”, al sommerso, dato che «oltre il 21% ha pagato senza fattura o ricevuta le visite medico specialistiche, il 14,4% le odontoiatriche, il 2,4% ripetizioni di matematica e di lingue e l'1,9% prestazioni infermieristiche».



Nel Sud «il 41% degli intervistati ha pagato prestazioni in nero». La situazione è leggermente migliore al Centro (senza ricevere fattura il 36,4% degli intervistati nell'ultimo anno); al Nord-Ovest con il 28,6% e al Nord-Est con il 17,1%. Relativamente alle sole visite mediche specialistiche, «sono state pagate in nero nel 31% dei casi al Sud, nel 23,7% al Centro, nel 19,2% al Nord-Ovest e solo per il 5% al Nord-Est», spiega il Censis.



A causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi di quella privata, «nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare ad una prestazione sanitaria», sottolinea l'indagine. Aggiungendo che ben 3 milioni di italiani non sono autosufficienti, con una spesa annua per le famiglie di circa dieci miliardi. Le quote più elevate sono «nei comuni con al massimo diecimila abitanti (dove oltre il 59% delle famiglie ha razionato le spese nel welfare), nelle regioni del Sud e Isole (57%), tra le famiglie monogenitoriali e i Millenials».



CLAUDIO CRICELLI (PRESIDENTE SIMG): "NESSUNA SORPRESA, DIVENTEREMO COME GLI USA" Sempre più italiani pagano di tasca propria i servizi sanitari. E' meravigliato?

«No. E' l'inevitabile conseguenza di scelte di politica economica che vanno in questa direzione. La sostenibilità del SSN è legata al trasferimento sui consumi privati delle prestazioni mediche».

E' la fine della Sanità per tutti?

«Il concetto di sistema universalistico sta scomparendo. Ci sarà sempre più una differenziazione per fasce di reddito e quindi di accesso ai servizi».

Vede un futuro a tinte fosche?

«Nel 2025 finiremo come gli Usa. Ci sarà sempre più spazio per le assicurazioni private e un doppio “pilastro”: una Sanità pubblica per il 30% e un altro 70% ormai totalmente privata. Quest'ultima però dovrà avere i costi del tutto detraibili dalle tasse».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Ottobre 2015, 09:50
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