TORINO - Dustur in arabo vuol dire Costituzione, ed è

TORINO - Dustur in arabo vuol dire Costituzione, ed è anche il titolo del documentario di Marco Santarelli - presentato al Torino Film Festival - che unisce il cristiano Ignazio e il musulmano Samad nello sforzo comune di riflettere su diritti e libertà da affermare compatibilmente con ogni confessione religiosa. In un mondo scosso dalla violenza del terrorismo, il dialogo innescato tra i detenuti musulmani del carcere di Dozza a Bologna grazie a un corso sulla Costituzione italiana messa in relazione con le primavere arabe e le tradizioni islamiche è la più potente miccia di pace che si possa immaginare. Ex-narcotrafficante che ha scontato la sua pena e ora si divide tra il lavoro di operaio e gli studi universitari, Samad interviene nella classe del carcere per portare le sue parole per una «nuova costituzione condivisa». «Il capolavoro della Costituzione italiana - ci ha detto - è l'articolo 1, ma mi piacerebbe aggiungere che la Repubblica fosse fondata anche sull'istruzione: la cultura permette di capire e interpretare la realtà, quindi di non farsi dire da altri cosa sia giusto e cosa sbagliato. La maggior parte dei terroristi nasce dal carcere, dalla rabbia e dall'isolamento che rendono le persone facili prede dell'estremismo. Il dialogo è un antidoto». Dustur arriverà nelle sale in primavera, intanto a Torino è stato mostrato un altro film di triste attualità: si intitola Coma, è diretto dalla siriana Sara Fattahi e mostra tre generazioni di donne chiuse in una casa a Damasco, mentre fuori impazza la guerra civile.
Sempre ieri è stato presentato Tragica alba a Dongo, il cortometraggio di Vittorio Crucillà sulle ultime ore di Mussolini censurato all'epoca, poi ritrovato in una cantina e oggi finalmente restaurato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. (M. Gre.)


Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Novembre 2015, 03:20