Roma, Corcolle ancora blindata: si temono raid
contro gli immigrati. Il Comune incontra i cittadini

Roma, Corcolle ancora blindata: si temono raid contro gli immigrati. Il Comune incontra i cittadini

di Flavia Scicchitano
Cresce il timore di nuove aggressioni e rappresaglie, in una Corcolle sempre pi blindata. A una settimana dagli assalti ai due bus Atac e dalle ritorsioni ai danni di tre immigrati, il quartiere alla periferia est di Roma sotto sorveglianza speciale.



Le attenzioni sono catalizzate sul centro di accoglienza rifugiati di via Novafeltria, lì il presidio delle forze dell'ordine è fisso ormai da giorni, mentre altre pattuglie di polizia e carabinieri controllano la strada: un piantonamento ad oltranza nell'obiettivo di evitare nuovi incidenti. La tensione, infatti, resta alta, gli immigrati hanno paura a parlare, ad uscire la sera. Si temono nuove azioni punitive, del resto mille persone tra i residenti hanno firmato la petizione promossa dal comitato Made in Corcolle per chiedere l'allontanamento degli stranieri dalla zona, magari, come annunciato da Ignazio Marino, distribuendo i rifugiati in tutti i quartieri della città.

Ma per adesso, al di là delle proposte, sembra essere ancora tutto fermo: la richiesta di sfollare il centro è rimasta inevasa, e la struttura di Corcolle continua a ospitare una trentina di persone.



Rimane l'attesa anche per la nuova caserma dei carabinieri promessa nel quadrante Roma est, Ponte di Nona, Corcolle e Villaggio Prenestino, a fronte degli unici presidi attuali di Frascati e San Vittorino.

Intanto domani pomeriggio gli autisti dell'Usb Atac e Roma Tpl, insieme ai movimenti sociali Diritto alla città scenderanno in piazza, a Corcolle, per un'assemblea pubblica. «Vogliamo spiegare che i tagli al sistema dei trasporti a Roma – spiegano - non è responsabilità degli autisti: sono le aziende, il Comune e la spending review imposta dal governo a determinare l'abbandono delle periferie». E il discorso è a tutto tondo: immondizia, topi, assenza di servizi essenziali, case popolari senza manutenzione, il lavoro che non c'è. «La soluzione che ci viene proposta è la guerra tra poveri e la caccia all'immigrato. Ma il razzismo fa il gioco di chi non vuole affrontare la questione. La riduzione dei centri di accoglienza non risolve il problema, serve un piano condiviso di rilancio per rimettere al centro le periferie».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Settembre 2014, 12:55
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