Malagrotta, chiesto il processo per Cerroni
e il suo vice: "Fu disastro colposo"
di Davide Manlio Ruffolo
A decidere sulla questione, che potrebbe aprire un nuovo fronte giudiziario, sarà il gup Cinzia Parasporo. Secondo gli investigatori, i due indagati avrebbero «avvelenato acque destinate all'alimentazione e segnatamente le falde acquifere sottostanti l'area interessata dalla discarica di Malagrotta, utilizzate per l'irrigazione ed emunte da pozzi artesiani per l'allevamento di animali». Proprio dai controlli, infatti, è stato possibile accertare «il trasferimento di inquinanti contenuti nel percolato di discarica dall'interno del polder (impermeabilizzazione) della discarica alla zona circostante, che aveva determinato un incremento di concentrazione tra monte e valle della discarica stessa di sostanze tossiche quali arsenico, benzene, cadmio, mercurio, nichel, piombo, maganese e ammoniaca».
A causare la contaminazione delle falde acquifere, l'omissione di tutti i necessari accorgimenti tra cui l'evitare la formazione di falle nel polder.
Misure di sicurezza che, invece, erano state imposte dal sindaco Gianni Alemanno con l'ordinanza, emessa per motivi di salute e sanità pubblica, datata 12 novembre del 2011. Un disastro ambientale colposo, spiegano gli inquirenti, causato dall'alterazione dell'equilibrio dell'ecosistema e sanabile con una lunga e onerosa opera di bonifica, che avrebbe prodotto gravi rischi per la salute pubblica. Lo si evince dalla studio Eras (Epidemiologia Rifiuti Ambiente Salute nel Lazio) allegato al faldone della Procura.
Per gli esperti, i residenti nei pressi di Malagrotta, pur «presentando un quadro di mortalità generale relativamente simile a quello rilevabile in altre zone», mostrerebbero un aumento delle patologie cardiovascolari, respiratorie e, soprattutto, tumorali.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Dicembre 2015, 09:29
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