Jacopo, morto a Roma per mononucleosi:
la Procura indaga per omicidio colposo

Jacopo, 26 anni, morto a Roma per mononucleosi: ​la Procura indaga per omicidio colposo
La famiglia di Jacopo L., 26enne deceduto dopo essere finito in coma all'ospedale Spallanzani di Roma, non riesce a darsi pace. Il giovane era stato ricoverato per una semplice mononucleosi ed era sempre stato un ragazzo sanissimo. Per questo la Procura di Roma ha avviato un'indagine contro ignoti per omicidio colposo.



Gli accertamenti della procura dovranno chiarire cosa abbia provocato la morte di Jacopo, entrato nell'ospedale romano a fine agosto. Al ragazzo erano stati riscontrati i linfonodi gonfi sul collo accompagnati da una febbre alta. Poi sono sopraggiunte le crisi respiratorie, l'ultima l'aveva portato al coma per una settimana. Il 5 settembre il decesso. Gli inquirenti hanno disposto l'autopsia per capire quindi se sia stata una forma violenta di mononucleosi ad uccidere Jacopo o se durante il ricovero siano sopraggiunte complicazioni di altra natura. A questo scopo la la procura di Roma ha sequestrato ieri la cartella clinica del giovane.



IL PROF: "ERA SPECIALE, ALTRUISTA E PREPARATO" «Jacopo era un ragazzo speciale, fuori dal comune. Era magnetico, preparatissimo, aiutava tutti quelli che avevano bisogno di lui qui all'Università. E poi era allegro, la sua voglia di vivere contagiava tutti». A parlare è Roberto Baldassarri, presidente dell'Istituto Piepoli e docente di Giornalismo all'università degli studi Roma Tre, che ha avuto come allievo Jacopo L., morto a 26 anni il 5 settembre all'ospedale Spallanzani di Roma dopo essere stato ricoverato per mononucleosi. La sua morte dopo poco più di una settimana di coma farmacologico. «Jacopo si è laureato con me con il massimo dei voti - aggiunge - la sua tesi verteva sulle bufale giornalistiche. L'avevo preso a lavorare con me, era sempre disponibile, non si tirava mai indietro. Tanto per far capire com'era, dopo aver sostenuto un esame non usciva per andare a festeggiare: si fermava fuori dall'aula e aiutava gli altri ragazzi. Per l'esame di Informatica, ostico per molti, aveva fatto un tutorial in cui spiegava come studiare per passare l'esame». Baldassarri ricorda di aver sentito Jacopo fino a poco prima che entrasse in coma: «Mi diceva che non stava bene, che respirava male. E si scusava con me perchè non poteva aiutarmi nella stesura di un libro. Questo era Jacopo, un ragazzo così speciale e amato da tutti che non suscitava nemmeno invidia».



INTERROGATORI PER MEDICI E INFERMIERI La procura di Roma ascolterà nei prossimi giorni i medici, gli infermieri e tutto il personale ospedaliero che ha avuto in cura Jacopo L., morto a 26 anni il 5 settembre all'ospedaleSpallanzani di Roma dopo essere stato ricoverato per mononucleosi. Il pm Nadia Plastina, titolare del fascicolo nel quale si ipotizza il reato di omicidio colposo, ha affidato le indagini agli uomini della polizia. L'attività di indagine, in attesa dei risultati dell'autopsia, si concentra in particolare sui giorni cui il giovane è stato ricoverato presso il reparto di infettivologia dello Spallanzani. Proprio in quei giorni il giovane si è aggravato. Jacopo era stato ricoverato nell'ospedale specializzato in malattie infettive dopo che il 23 agosto si era recato, a causa di un forte gonfiore alla gola, al pronto soccorso del Policlinico Gemelli. Lì era stato visitato come codice giallo e quindi trasferito allo Spallanzani. Al giovane era stata somministrata una cura farmacologica a base di antibiotici e cortisonici. Dopo tre giorni dal ricovero Jacopo ha avuto una violenta crisi respiratoria ed è stato trasferito in rianimazione. Secondo quanto accertato, i protocolli per rianimare Jacopo sono stati rispettati correttamente ma il quadro clinico era già compromesso al punto che dopo circa sette giorni di coma il ragazzo è deceduto.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Settembre 2014, 09:42
© RIPRODUZIONE RISERVATA