"Lavoro per i Servizi, vogliono chiudermi
la bocca": carabiniere si uccide in caserma

Carabiniere suicida in caserma con un colpo di pistola. "Lavoro per i Servizi, vogliono chiudermi la bocca"
«Lavoro per i servizi segreti italiani e internazionali. Mi resta poco da vivere, so già che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre».



Così ha scritto poco prima di spararsi al petto un carabiniere in servizio nella caserma 'Salvo D'Acquistò di Roma, ieri sera. Ma non era vero, non faceva parte dell'intelligence, hanno poi reso noto fonti qualificate. Probabilmente il giovane, originario della provincia di Terni, era in uno stato di sofferenza psichica, come testimoniato dalla confusa telefonata fatta al 112, il centralino dell'Arma, poco prima di prendere la pistola d'ordinanza e uccidersi nella sua stanza.













È stato lo stesso centralinista che ha preso la chiamata a dare l'allarme. I colleghi del carabiniere si sono precipitati nel suo alloggio, ma hanno trovato la porta sbarrata. Una volta forzata ed entrati hanno trovato il corpo del militare in terra, con una ferita d'arma da fuoco al petto. Erano le 22.30 circa di ieri. Nella grande caserma di Tor di Quinto, zona nord di Roma - ospita Comando unità mobili, 4/o Reggimento a cavallo, unità di investigazione scientifica Racis e Ris di Roma - è arrivato il Nucleo investigativo dei carabinieri, incaricati dell'indagine.



L'ipotesi è che il giovane si sia suicidato usando la propria pistola. Sono stati esaminati i suoi messaggi sul profilo Facebook e quello scritto poco prima di spararsi ha subito attirato l'attenzione: «Lavoro per i servizi segreti italiani e internazionali. Mi resta poco da vivere, so già che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre». Vanterie e paranoie, secondo quanto verificato: il carabiniere non faceva parte dell'intelligence. Per trovare i motivi di quello che appare senza dubbi un suicidio bisognerà scavare nella vita privata della vittima.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Novembre 2014, 14:01