Italicum, Governo pone la fiducia: caos in aula.
Sel lancia crisantemi: "Funerale democrazia"

Italicum, il governo pone la fiducia. Bagarre in aula, Sel lancia crisantemi: "Il funerale della democrazia"

di Alessandra Severini
ROMA - Non semplicemente un voto sulla legge elettorale ma un voto sul governo. Forse non era neanche necessaria, ma Matteo Renzi ha deciso: l'Italicum si voterà con la fiducia. Una decisione a sorpresa, con un Cdm convocato in fretta e furia per dare il via libera alla decisione del premier.











“Dopo anni di rinvii noi ci prendiamo le nostre responsabilità in Parlamento e davanti al Paese, senza paura #LeggeElettorale #lavoltabuona", scrive su twitter il premier Matteo Renzi. Poi un nuovo tweet che spiega esattamente il perchè della scelta: «La Camera ha il diritto di mandarmi a casa se vuole: la fiducia serve a questo. Finché sto qui, provo a cambiare l'Italia». Con la fiducia Renzi vuole cioè lanciare la sfida finale all'opposizione ma soprattutto ai ribelli del suo Pd. La sintesi la fa bene il vice segretario Guerini: «E' il momento di capire se il Governo può arrivare fino al 2018».



La scelta è stata un fulmine a ciel sereno anche perchè erano stati confortanti i numeri ottenuti dal governo durante il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, bocciate con una maggioranza larga nonostante il voto segreto (384 i no). Ma il premier non si è fidato. La prima delle tre fiducie verrà votata già oggi, le altre due giovedì. L'annuncio della fiducia dato dal ministro Boschi ha fatto esplodere l'aula di Montecitorio. Urla e insulti hanno messo a dura prova la gestione dell'emiciclo da parte del presidente Boldrini. I deputati di Sel hanno lanciato crisantemi gialli in aula: «E' il funerale della democrazia». Il capogruppo di Fi Brunetta ha parlato di «fascismo renziano» e i deputati 5 stelle hanno gridato all'unisono «Vergogna, vergogna». I paragoni più diffusi sono quelli con le altre due fiducie messe sulla legge elettorale nella storia italiana: quella del 1923 del governo Mussolini sulla legge Acerbo e quella del 1953 del governo De Gasperi sulla cosiddetta legge-truffa.



La minoranza dem è in subbuglio e un po' spiazzata. Fino all'ultimo in molti avevano creduto in un atteggiamento più morbido del governo, convinti che alla fine avrebbe rinunciato alla questione di fiducia. I ribelli però sono alla ricerca di una linea univoca. In tanti parlano di uno «strappo ingiustificabile» e di «gravissimo errore». «E' in gioco la democrazia», avverte un battagliero Bersani che, insieme all'ex capogruppo Speranza, a D'Attorre, Fassina, Rosy Bindi e Civati ha già detto che non voterà la fiducia. Stesso annuncio per l'ex presidente del Consiglio Enrico Letta. Ma per i renziani, alla fine, a discostarsi dalle indicazioni del gruppo dem saranno solo una ventina. Considerando che in tanti, anche nelle opposizioni, non hanno alcuna voglia di rischiare le urne.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Aprile 2015, 11:43