Dipendenti della Camera in rivolta per i tagli.
Ira Boldrini: "Non capiscono il Paese reale"

Tagli e tetti agli stipendi, dipendenti della Camera in rivolta: applausi e insulti ai deputati. Boldrini: "Il Paese reale è altro"
ROMA - ​Un lungo e polemico applauso, con annesso coretto Bravi, Bravi, Bis! e grazie! di numerosi dipendenti di Montecitorio in attesa, ha salutato l'uscita dei componenti dell'ufficio di presidenza della Camera al termine della riunione che ha dato l'ok alle linee guida per iniziare la contrattazione sulla applicazione dei tetti salariali.



La contestazione più vibrante è stata per la vicepresidente Marina Sereni, che ha la delega sul personale («Bel capolavoro, grazie»!, le è stato urlato nel corridoio dei 'busti' da decine di lavoratori); ma gli applausi da sfottò sono toccati anche ai questori ed ai Cinque Stelle Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro.



Una contestazione mai vista nei solitamente ovattati e silenziosissimi corridoi di Montecitorio, dove non si era mai assistito ad una iniziativa così massiccia dei dipendenti, che si oppongono duramente ai tagli e protestano per il fatto di non essere stati ammessi all'Ufficio di presidenza.



BOLDRINI: IL PAESE REALE E' UN ALTRO L'avvio della contrattazione per i tagli agli stipendi dei dipendenti Camera è «un passo importante e positivo» e «spiace e rattrista» la contestazione di questa mattina proprio mentre fuori Montecitorio c'era «il Paese reale», lavoratori che chiedono il finanziamento Cig. Così Laura Boldrini che auspica «responsabilità e consapevolezza».



«È un passo importante e positivo quello fatto stamattina dall'Ufficio di Presidenza della Camera, che ha approvato - in parallelo con il Consiglio di Presidenza del Senato - gli indirizzi per la contrattazione con le organizzazioni sindacali dei dipendenti sul nuovo assetto retributivo, in linea con il principio dei tetti massimi che vale per tutte le amministrazioni pubbliche», premette il presidente della Camera. «È un atto - spiega - che vuole rafforzare l'istituzione parlamentare, mettendola sempre più in sintonia con la realtà difficile che sta vivendo il Paese e che a tutti deve essere ben presente».



«Spiace e rattrista - sottolinea Boldrini - che non lo abbiano capito quei dipendenti della Camera che stamattina hanno inteso contestare nei corridoi le decisioni che venivano prese dall'Ufficio di Presidenza. In contemporanea con la loro iniziativa, ben altra protesta veniva dalla piazza di Montecitorio, dove anche stamattina si sono radunati i lavoratori che lamentano il mancato finanziamento della cassa integrazione in deroga. È quello il Paese reale, che non ha più reti di protezione sociale, e anche chi lavora dentro Montecitorio è chiamato a rendersene conto».



«Sul documento votato stamattina, peraltro, si avvierà immediatamente la trattativa con le organizzazioni sindacali, che avranno modo di far valere in quella sede le loro istanze. Ma spero vivamente che tra tutti i dipendenti - di cui apprezzo l'alta professionalità e il senso delle istituzioni - si faccia strada il senso di responsabilità e la consapevolezza che ci stiamo muovendo in modo lungimirante verso una riforma complessiva, con l'obiettivo di arrivare al ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e ad un'amministrazione unica delle Camere. Perchè questo sforzo consegua i risultati migliori è importante la collaborazione di tutti», conclude.



TETTO AGLI STIPENDI Arrivano i tetti retributivi per i dipendenti di Camera e Senato. Gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in contemporanea, hanno fissato quello massimo, relativo ai Consiglieri Parlamentari, in 240mila euro all'anno al netto della contribuzione previdenziale (l'8,8% della retribuzione).



Il tetto, onnicomprensivo di tutte le voci retributive, è quello previsto dal Dl Irpef. Sarà più basso per le altre categorie, «in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti tra le varie professionalità». Tuttavia la soglia delle categorie diverse da quella dei Consiglieri non è stata ancora fissata: è un tema sul tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali che parte da oggi, quando verrà concordato un calendario di incontri.



Con i sindacati si parlerà anche dell'obiettivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e della riorganizzazione amministrativa di funzioni e strutture. L'obiettivo è applicare i tetti (passati alla Camera con il no di Edmondo Cirielli di Fdi e l'astensione di Davide Caparini della Lega) entro la fine del 2014. «Chi - spiega la vicepresidente della Camera Marina Sereni - al momento ha uno stipendio inferiore al tetto vedrà fermarsi la crescita dello stipendio al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera subirà una riduzione straordinaria del proprio stipendio tra il 2014 ed il 2017 fino al raggiungimento del proprio tetto retributivo di riferimento».



Resta aperto il tema delle indennità di funzione, aggiuntive al tetto, per le figure apicali dell'amministrazione (il segretario generale, i suoi vice ed i capi servizio). Non sono state ancora determinate, ma non potranno essere superiori al 25% del limite retributivo fissato e non saranno pensionabili. Non si conosce ancora quali saranno i risparmi determinati dalla manovra che recepisce i principi del dl Irpef nelle Istituzioni Parlamentari; si parla di decine di milioni, anche se si è deciso di non fissare in partenza cifre certe «per un confronto maggiore con i sindacati». «Ma sarebbe stato strano - sostiene Sereni - che il legislatore non adeguasse la propria amministrazione a quella del resto della pubblica amministrazione». È presumibile ora una «corsa» alla pensione da parte di chi in Parlamento supera il tetto.



Alla Camera rimangono quattro finestre all'anno per andare in pensione, mentre al Senato ce ne sono solo due, peraltro a Palazzo Madama sottoposte ad un contingentamento. La soglia dei 240mila euro più oneri di stipendio alla Camera la superano in diversi: se un consigliere anziano (con 40 anni di servizio) riceve 358mila euro all'anno, con 25 anni di servizio i consiglieri sforano il limite fissato oggi.



Sui tetti intermedi i sindacati della Camera annunciano battaglia. «Apparirebbe evidentemente un illegittimo esercizio di potere impositivo, in totale spregio dell'articolo 23 della Costituzione», puntualizza l'OSA, una delle sigle sindacali di Montecitorio. «Non difendiamo privilegi, ma soltanto il rispetto dei diritti e riforme che rispondano effettivamente a principi di efficienza e trasparenza».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Luglio 2014, 20:40