Poliziotto morto a Milano, palloncini
e tricolore per l'addio ad Alessandro -Foto

Poliziotto morto a Milano, palloncini e tricolore per l'addio ad Alessandro

di Enzo Napolitano
Era gremita la chiesa dell’Annunziata per l’ultimo saluto ad Alessandro Salzillo, il poliziotto di 28 anni, originario di Santa Maria Capua Vetere e per anni vissuto a Marcianise, deceduto la notte tra venerdì e sabato, dopo uno schianto in moto a Milano. L’intero paese si è stretto intorno alla famiglia, al papà Vincenzo, colonnello dell’Esercito in pensione, alla mamma, Giuseppina Crisci, e ai fratelli Antonio, Antimo e Andrea.







Davanti all’altare, la bara, avvolta nella bandiera tricolore, sopra un fascio di rose bianche, il suo cappello di ordinanza e la divisa ripiegata della Polizia di Stato. Presente anche il questore Antonio Borrelli, i suoi colleghi di Milano, dove prestava servizio, e di Benevento. Più avanti la corona inviata dal capo della polizia, e poi tanti amici e semplici cittadini che lo hanno conosciuto. A concelebrare il rito funebre i parroci di Durazzano, don Michele Meccariello, e di Bucciano, don Claudio Carofano, paese in cui Alessandro ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, a significare l’abbraccio solidale delle due comunità. Nell’omelia di don Michele il riferimento a quegli attimi che hanno strappato Alessandro alla vita: «Una svista, una distrazione, forse un momento di stanchezza – dice - un tentativo di frenata: poi lo schianto. Quella moto che doveva consentire una serata serena, si è trasformata in uno strumento di morte. Ancora oggi i nostri sguardi esprimono lo sconcerto per quanto è accaduto. Era buio e ora quel buio e quella notte fonda è sceso sul papà, sulla mamma, sui fratelli e sulle tre comunità di Durazzano, Marcianise e Bucciano. È un lutto, un dolore che non tocca soltanto la famiglia, ma tutti noi. E ne è il segno tangibile la presenza qui in chiesa di tante persone con le lacrime agli occhi. Vorremmo tutti esprimere ai congiunti di Alessandro una parola di conforto e consolazione. Ma possono le nostre parole umane lenire questo dolore? In questi momenti di disperazione, ci sarà di conforto ricorrere alla fede e alla speranza nel Cristo risorto, che viene a rischiarare le nostre tenebre».



Con Borrelli, in chiesa anche il dirigente della Squadra mobile di Benevento Salzano, il primo dirigente della questura di Milano, dottoressa Morsiani, il tenente colonnello dell’Esercito, Domenico Filippella, dell’organizzazione penitenziaria del reparto di Marcianise, dove Alessandro ha iniziato il suo percorso militare, una rappresentanza locale dei carabinieri e della polizia locale, i sindaci di Durazzano, Alessandro Crisci, tra l’altro zio della vittima, Bucciano, Domenico Matera, e Sant’Agata, Carmine Valentino. Dopo la funzione gli amici d’infanzia e del liceo hanno ricordato il loro «Alex» con una lettera: «Sei sempre stato il ragazzo dal sorriso contagioso, l’amico di tutti e il latin lover di Durazzano. Ricordiamo quando da piccolo trascorrevi qui da noi i mesi estivi. Hai fatto amare il nostro paese ai tuoi amici lontani, invogliandoli a venire da noi. Ora però da lassù hai una missione, guerriero: quella di dare tanta forza alla tua famiglia. Tanto noi ci rivedremo da Mario, prima o poi. Ciao Marcianì».



Su un balcone è comparso anche uno striscione con il suo volto: «Ciao Guagliò». All’uscita il picchetto d’onore della Polizia, mentre un centinaio di palloncini bianchi volavano in cielo al passaggio del feretro, portato a spalla dai colleghi di Alessandro. Poi il corteo, salutato da un lungo applauso, verso il cimitero.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Agosto 2015, 10:09