Milano, gli imam si adeguano alle linee guida
del Comune: "Sì ai sermoni anche in italiano"
di Simona Romanò
Gli imam di Milano accettano le linee guida dettate dal Comune in vista del bando - aperto per fine mese, secondo le tempistiche annunciate - che destinerà due aree abbandonate e gli ex bagni pubblici di via Esterle alla costruzione di nuovi luoghi di culto (si ipotizza due moschee e una chiesa evangelica).
Intanto, l'Islam s'apre alla lingua italiana. «Siamo disponibili a tradurre in italiano e in qualsiasi altra lingua sia necessario, anche in inglese, che è il linguaggio internazionale - annuncia Ali Abu Shwaima, imam della piccola moschea di Segrate - Da anni il nostro sermone è bilingue, visto che il pubblico di fedeli conosce tanto l'arabo quanto l'italiano. Non abbiamo nulla da nascondere».
Gli fa eco Abdel Hamid Shaari, lo storico presidente dell'istituto islamico di viale Jenner, pronto a partecipare al bando e a uscire dall'illegalità, che è durata oltre 20 anni: «Tradurre in italiano non è una prevaricazione, ma una richiesta che già noi accontentiamo durante i momenti di preghiera». E Davide Piccardo, presidente del Caim (Coordinamento associazioni islamiche di Milano che comprende 25 realtà), passa dalle parole a fatti: sulla pagina facebook del Caim ha infatti caricato il video del sermone in italiano recitato il 17 ottobre al centro di via Maderna.
Non ci sta comunque il centrodestra con Riccardo De Corato (FdI), che solleva nuovamente il pericolo terrorismo: «Non basta l'introduzione della clausola del sermone in italiano. Il nodo è chi vigilerà sull'attività delle moschee». E da oggi parte la raccolta firme in via Esterle per chiedere d'indire un referendum cittadino. Il gazebo si sposterà sabato al mercato di Rogoredo, vicino a via Marignano.
A novembre è inoltre previsto un consiglio comunale straordinario sul piano moschee. Non solo: seduta straordinaria anche nel parlamentino di Zona 8.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Ottobre 2014, 09:40
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