Scuola italiana bocciata, la sentenza europea:
"Precari ingiustificati, assumerne 250mila"

Scuola, l'Europa boccia l'Italia: "Assumere 250mila precari"
ROMA - Bocciata dalla Corte di Giustizia europea, ora la scuola italiana trema. L'Europa, infatti bacchetta pesantemente l'Italia per l'abuso dei contratti a termine per i prof e offre una sponda ai sindacati che ritengono insufficienti le 150 mila assunzioni previste nel piano «La Buona scuola».



La normativa sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola «è contraria al diritto dell'Unione; il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato» stabilisce una sentenza, attesissima, arrivata stamani dalla Corte di giustizia europea. In sostanza a Lussemburgo hanno trovato piena accoglienza le ragioni di migliaia di docenti e Ata che negli anni hanno fatto ricorso chiedendo di essere assunti sulla base di un'anzianità di servizio superiore ai tre anni, come previsto da una direttiva Ue (1999/70) che impone agli stati membri l'adozione di misure preventive per evitare appunto l'abuso dei contratti a termine.



La sentenza della Corte beninteso non determina di per sè assunzioni immediate (spetta ai giudici italiani risolvere le controversie nazionali adeguandosi al 'verdettò europeo), ma fa giurisprudenza spianando la strada a una valanga di ricorsi. Ora 250-300 mila precari, almeno il doppio di quelli delle graduatorie a esaurimento che dovrebbero essere assunti da settembre 2015 secondo gli impegni del governo, potranno chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilità estive su posto vacante - spiega l'Anief (tra i promotori dei ricorsi) secondo cui la sentenza avrà effetti sul sistema di assunzioni in tutta l'amministrazione pubblica (sanità, regioni, enti locali ecc..).



Il ministro Giannini mette le mani avanti. «Mi pare che i contenuti e i metodi che la Buona scuola prevede siano perfettamente in linea, ma anticipatori, rispetto a quello che la Corte europea in questa sentenza ha indicato» ha commentato. Quanto all'ipotesi di incrementare il numero di immissioni in ruolo alla luce della sentenza, si è mostrata cauta: «prima di dare numeri bisogna leggere con molta attenzione questo che è un primo passo, peraltro atteso, che è appunto la sentenza della Corte europea.



Ci sarà poi una presentazione in commissione delle misure che l'Italia ha attivato con una certa tempestività, ma non solo di fronte a questo tema, che ci è noto e dalla cui consapevolezza siamo partiti». Esultano i sindacati. «Meno male che l'Europa c'è» commenta con soddisfazione il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.



«Sfidiamo il Governo a dare immediata attuazione alla sentenza stabilizzando tutti i precari e non solo quelli iscritti nelle graduatorie a esaurimento» aggiunge il leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. «Entro il mese di dicembre verranno impartite istruzioni operative a tutte le nostre sedi provinciali per intraprendere iniziative, anche giudiziarie, volte alla stabilizzazione del precariato pubblico» informa la Gilda che ha già indirizzato una diffida a Palazzo Chigi e al ministero dell'Istruzione. «Immissioni in ruolo subito su tutti i posti disponibili compresi coloro che li occupano, pur non essendo nelle graduatorie permanenti» chiede il leader della Uil scuola, Massimo Di Menna.



E d'accordo con lui è Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola: «lavoro stabile su tutti i posti di cui le scuole hanno bisogno per funzionare, a partire da una politica degli organici legata al reale fabbisogno e non vincolata dal rispetto di tetti rigidamente prefissati». Di «sentenza storica» parlano Piero Bernocchi, leader dei Cobas e Giuseppe Mascolo dell'Ugl. Anche sul fronte politico si moltiplicano le prese di posizioni. E al Movimento Cinque stelle che bolla la decisione dei giudici lussemburghesi come una «sconfitta della linea politica del governo Renzi», risponde indirettamente Francesca Puglisi, responsabile istruzione del Pd, con una lettura assai diversa: «La sentenza conferma il passato mal governo della scuola italiana che ha tenuto in condizioni di precarietà per troppi anni decine di migliaia di insegnanti». Punti di vista. La partita ora si gioca nella aule dei tribunali.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Novembre 2014, 19:05
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