Venezia scuola di ladri: rom da Roma per imparare
"il mestiere". "Guadagnano 3mila euro al giorno"
I ragazzini, tra i 12 e i 14 anni, sono abilissimi nel borseggio e le prove si trovano nei cestini dei rifiuti di mezza Venezia e ancor di più in quelli del parco del Piraghetto, spesso pieni di portafogli. Vuoti. In questo momento sono un paio di ragazzine le più brave, capaci di portare a casa tremila euro in un giorno, ogni giorno. Perché a Mestre e Venezia non ci sono solo i rom che vivono di accattonaggio e che al massimo incassano 30 euro a testa al giorno restando in giro dalla sera alla mattina, ci sono anche famiglie che si danno da fare con la prostituzione, maschile, e con i borseggi.
I capi delle varie famiglie sono in contatto, ma qui fanno finta di non conoscersi. «Il racket non c'è, semmai è un racket familistico» spiega Claudio Donadel, un super esperto che, dopo aver studiato il fenomeno della tratta di prostitute e prostituti e aver portato a Venezia il telefono nazionale antitratta, adesso sta studiando le grandi migrazioni dei rom in Europa. «Attenzione a trattarli da pezzenti - avverte Donadel -. Non sono migranti, sono trasfertisti, gente che viaggia per il mondo in cerca di lavoro, che sia chiedere la carità o borseggiare i turisti a Venezia».
I loro capifamiglia sono dei manager. Specialisti ognuno nel suo campo, capaci di muovere decine di persone da un posto all'altro, sempre badando al business. I soldi finiscono in Romania, nei villaggi che la caduta del muro di Berlino ha svuotato e che contenevano 10 milioni di nomadi costretti a diventare stanziali dal regime comunista. Adesso sono in giro per l'Europa ed è sbagliato pensare che siano qui per motivi diversi dal “lavoro”. Ecco perché non chiedono aiuto, perché non vogliono inserirsi, perché non ha senso offrire loro servizi aggiuntivi. Per loro l'Europa è una vacca da mungere e Venezia è quella che butta più di tutte. (m.dia)
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Luglio 2015, 17:20