Gennaro si toglie la vita perché senza lavoro.
"Era sensibile, si adattava a tutti i mestieri"

Gennaro si toglie la vita perché senza lavoro. "Era sensibile, si adattava a tutti i mestieri"

di Pino Neri
POMIGLIANO - Nella sua pagina Facebook alcune delle ultime parole di Gennaro sono andate anche al significato dell'amicizia. «Un giorno – la frase condivisa dal giovane nella sua bacheca, la sera prima di togliersi la vita - il cuore riuscirà a distinguere nettamente la differenza e tu riuscirai a trovare nella massa, i pochi e veri «Amici», questi, sì, saranno per sempre!». Parole forti, non c'è che dire. Ieri alcuni amici di Gennaro si sono ritrovati sul marciapiede su cui il ragazzo si è schiantato. Il suo corpo era ancora lì, sotto un lenzuolo bianco. La scarpetta da tennis volata via e messa dai carabinieri vicino al corpo esanime, la tuta sportiva addosso, i capelli ancora perfetti, il viso bellissimo ma impressionante nella sua fissità senza vita.



«Gennaro – le testimonianze raccolte a caldo - era un ragazzo semplice, un bravissimo ragazzo. Come noi faceva lavori saltuari e sentiva il peso della responsabilità: era molto sensibile». Poca comunque la voglia di parlare. Motivi: diffidenza verso i giornalisti e senso generale di forte scoramento. A ogni modo ciò che è emerso quasi subito è che sono stati due i fattori scatenanti di questo suicidio: Gennaro non ha retto perché ha visto il baratro quando ha perso il lavoro già precario e perché si sentiva solo, non adeguatamente sostenuto dalla famiglia. Gennnaro aveva conseguito il diploma al liceo sociopsicopedagogico di Pomigliano ma poi aveva interrotto gli studi all'università. Il giovane l'ultima volta che ha lavorato ha fatto l'operatore socio sanitario. Ha fatto anche il pizzaiolo. «Mi ricordo lo steward a qualche manifestazione», ha aggiunto un altro suo amico accorso sulla scena della tragedia. Ma su tutto svetta il problema economico. Gennaro ha visto un futuro nero davanti a sé. E a soli vent'anni. «La realtà dei giovani in questo territorio è sempre più disperata», racconta don Aniello Tortora, parroco della chiesa del Rosario, distante pochi metri da casa Faraco. Don Aniello è il responsabile della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Nola. Ieri pomeriggio lo ha contattato nel suo ufficio il vescovo, Beniamino Depalma. «Ha detto di essere molto preoccupato – ha riferito il responsabile diocesano – e ha annunciato che ancora una volta farà sentire la sua voce per richiamare tutti al senso di responsabilità». È da far cadere le braccia la descrizione della situazione nel territorio fatta da don Aniello. «Qui – ha affermato – tra i giovani fino ai 30 anni e oltre la disoccupazione sfiora il 60%. Molti emigrano: le migliori intelligenze se ne vanno. Tutta la società – è l'appello del sacerdote – deve interessarsi dei giovani e dei meno giovani che stanno male».



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Posted by Leggo - Il sito ufficiale on Mercoledì 13 maggio 2015

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Maggio 2015, 18:21