Investe e uccide un ciclista dopo un battibecco: arrestato per omicidio volontario -Foto

Investe e uccide un ciclista dopo un battibecco: arrestato

di Erasmo Marinazzo e Antonio Soleti
LECCE - ​Arrestato ieri sera l’uomo che alla guida di una Fiat 500 nuovo modello ha investito nel primo pomeriggio due ciclisti, ammazzandone uno e ferendo l’altro. Omicidio volontario, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale le ipotesi di reato contestate dal pubblico ministero di turno, Giovanni Gagliotta, e dai carabinieri ad Andrea Taurino, 33 anni, di Squinzano e residente a Casalabate, camionista condannato appena una settimana fa a due anni e quattro mesi di reclusione per il porto di un fucile.

Risponde della vita di Franco Amati, 67 anni, di Lecce, indimenticato pasticciere del “Bar Rudiae” accanto all’omonima Porta di viale dell’Università. E del ferimento di Ugo Romano, 64 anni, di Lecce, ricoverato al “Vito Fazzi” di Lecce con un trauma all’emitorace, alla clavicola ed al bacino. Rischia di perdere l’uso dell’orecchio sinistro.



Secondo la ricostruzione a cui sono arrivate le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, della Compagnia di Lecce, delle stazioni di Santa Rosa e di Squinzano, Taurino ha deliberatamente puntato e travolto i due amici ciclisti ieri pomeriggio verso le due e mezzo, mentre pedalavano nelle campagne fra Trepuzzi e Casalabate, poco distante da masseria Provenzani che dà il nome alla contrada dove risiede l’indagato.

C’è stato un litigio fra i ciclisti e Taurino alla guida della 500 color verde petrolio metallizzata, intestata ad un cittadino dello Sri Lanka ed usata dalla madre: siccome procedevano l’uno accanto all’altro in un tratto poco più largo di un tratturo di campagna, Taurino avrebbe chiesto strada suonando il clacson ed arrivando a pochi centimetri delle ruote delle biciclette con il muso della 500 ed inveendo. I due amici hanno accostato. Ma non se la sono tenuta, riservandogli parole e gesti di disapprovazione.

Una reazione che avrebbe dato il “la” alla tragedia. Taurino è accusato di aver fatto inversione di marcia con l’intenzione di investire i due ciclisti. Franco Amati non ha avuto scampo: travolto dalla 500 è morto sul colpo. Romano è rimasto cosciente ed ha chiesto aiuto ad un contadino per soccorrere l’amico e chiamare soccorsi e forze dell’ordine. La 500 si è poi dileguata ma lasciando una piccola traccia: un pezzo di uno dei fanalini posteriori.

Con l’arrivo delle ambulanze e dei carabinieri sono iniziate le ricerche dell’automobilista-pirata. Ricerche per strada, come anche ricerche nelle banche dati, contatti con la Fiat per cercare di risalire all’auto attraverso quel pezzo lasciato per terra nello speronamento mortale dei due amici ciclisti.
Alla fine, tuttavia, il caso è stato risolto con i mezzi più tradizionali dell’Arma dei carabinieri: la ramificazione nel territorio, la conoscenza delle persone ed il rapporto di fiducia. Un carabiniere è stato avvertito della possibilità che quel modello di macchina fosse quello usato da Andrea Taurino.

Ed allora una pattuglia lo ha atteso davanti alla sua casa di contrada Provenzani, a Casalabate. Verso le nove di ieri sera il ricercato è arrivato alla guida della 500 con il fanalino rotto. È sceso e si è consegnato, salvo poi cambiare idea repentinamente: ha strattonato ed è scappato a piedi, reazione costatagli poi la contestazione di resistenza a pubblico ufficiale. Tempo qualche minuto e la fuga è terminata poco lontano dalla sua casa.

Condotto in caserma, è rimasto in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere alla presenza dell’avvocato difensore Marco Pezzuto: «Troppo sconvolto, valuteremo se rispondere alle domande nell’interrogatorio di convalida di lunedì», la spiegazione fornita dal legale.

Intanto il pubblico ministero Gagliotta ha disposto l’autopsia della vittima. Rispondendo di omicidio, ed anche di omissione di soccorso, Taurino si trova ora nella stessa condizione di un indagato che deve fare i conti se affrontare il processo in abbreviato o in Corte d’Assise nella prospettiva di subire una condanna dai 15 ai 30 anni almeno. Ed a suo sfavore gioca anche una condanna definitiva per maltrattamenti in famiglia.

«Le dinamiche dell’omicidio di Franco Amati e le lesioni procurate volontariamente al suo accompagnatore ci pongono di fronte ad eventi di sconcertante crudeltà che debbono essere puniti col massimo della pena, privi come sono di alcuna attenuante - il commento della senatrice Adriana Poli Bortone - .Rivolgo un affettuoso, angosciato abbraccio alle famiglie dei due lavoratori travolti dalla furia assassina di gentaglia priva di ogni valore umano».
Ultimo aggiornamento: Domenica 24 Gennaio 2016, 10:22
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